Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, contro il programma Un Giorno in Pretura. Ieri sera è andato in onda su Rai3 il secondo e ultimo appuntamento dedicato al processo sulla morte di Stefano Cucchi, giovane geometra romano di 31 anni morto nell’ottobre del 2009, una settimana dopo il suo fermo per droga. Nonostante le recenti condanne giunte dopo un decennio di sofferenze e lotte portate avanti dalla famiglia della vittima, la battaglia di Ilaria a quanto pare non si ferma e dopo quanto trasmesso sulla terza rete Rai ha avuto esprimere tutto il suo disappunto in uno stato Facebook, parlando anche a nome della sua famiglia. Al centro delle sue contestazioni, proprio la puntata del 24 novembre di Un Giorno in Pretura condotta dalla giornalista Roberta Petrelluzzi. Secondo la sorella di Stefano Cucchi, sarebbero state del tutto escluse dal programma parti ritenute significative del processo che si è celebrato e che ha visto giungere in aula alcuni rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri.



ILARIA CUCCHI CONTRO UN GIORNO IN PRETURA: LO SFOGO SOCIAL

Nell’immaginario comune, la trasmissione Un Giorno in pretura dovrebbe occuparsi della ricostruzione fedele dei processi relativi ai più eclatanti casi di cronaca. Nel caso di Stefano Cucchi, però, al quale Rai3 ha dedicato due appuntamenti, secondo la sorella Ilaria non sarebbe andata esattamente così. E’ quanto emerge dal suo durissimo sfogo reso su Facebook e per la quale sarebbero venuti meno alcuni punti salienti dell’intero percorso giudiziario dai quali emergerebbero in maniera palese i motivi che accerterebbero la morte del giovane geometra a causa delle percosse. Sul suo profilo Facebook, la Cucchi ha scritto: “Anche stasera ‘Un giorno in Pretura’ non si è smentito. Ha completamente tralasciato due intere udienze sul tema medico legale, che hanno risolto il nostro processo, per dar spazio allo show dell’avv. Naso”, ha tuonato Ilaria. “L’avv. Anselmo ovviamente è stato totalmente oscurato così come i nostri medici legali ma soprattutto quelli del Giudice quando affermano che Stefano senza le botte non sarebbe morto. Ma non avevamo dubbi. Posso solo dire che mi dispiace per il Dott. Musarò e per il Dott. Pignatone ma d’altra parte tutti ricordiamo bene i selfie fatti in aula mentre si svolgeva il processo. Mi ha chiamata mia madre disgustata. Pubblicherò sulla mia pagina tutto ciò che ‘Un giorno in Pretura’ ha omesso.  Grazie per il servizio pubblico offerto”.

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