STABILITA CAUZIONE PER ILARIA SALIS: COSTO, VINCOLI E COSA SUCCEDE ORA PRIMA DEI DOMICILIARI
Costerà 40 mila euro la cauzione necessaria per poter uscire dal carcere e avviarsi agli arresti domiciliari a Budapest: così stabilisce il documento pubblicato questo pomeriggio dal Tribunale ungherese nei confronti di Ilaria Salis, la detenuta da 15 mesi per le gravi accuse di pestaggio e lesioni. «La detenzione in carcere terminerà con il pagamento della cauzione al tribunale distrettuale di Elsofoku», si legge nel documento anticipato dall’Adnkronos grazie al contributo degli avvocati dei Salis.
La cauzione potrà essere pagata da oggi 15 maggio 2024 fino al prossimo mese, ordinando la sorveglianza speciale fino alla pronuncia finale: confermato anche l’uso del braccialetto elettronico e l’obbligo di permesso del tribunale. Gli avvocati Mauro Straini ed Eugenio Losco hanno confermato che il costo della cauzione è di 40mila euro: intervenendo a “Otto e mezzo” su La7 questa sera, il padre di Ilaria Salis conferma il tutto, spiegando come la cauzione corrisponde a La cauzione corrisponde a 16 milioni di fiorini ungheresi, poco più di 40mila euro. «Ilaria ha cercato di stimolare raccolta fondi che ha dato buoni frutti, useremo quelli per il pagamento delle spese legali, e se non dovessero bastare interverrà la famiglia. Al momento siamo in attesa di capire i dettagli, non ho ancora l’iban sul quale effettuare il bonifico. Ci è stato detto che dal momento che arriva il pagamento i domiciliari diventano effettivi, spero quindi che sia una questione di poche ore», spiega ancora Roberto Salis nell’intervista a Lilli Gruber.
Per poter sfruttare l’arresto ai domiciliari la famiglia Salis sta provvedendo ad un domicilio, già trovato, altrimenti non sarebbe stata possibile una richiesta: «Abbiamo già chiesto parecchie volte l’applicazione della decisione quadro 2009/829 dell’Unione europea ma credo che sarà più veloce la procedura relativa all’immunità conseguente all’eventuale elezione», conclude il padre della candidata alle Europee con la lista di Alleanza Verdi-Sinistra. Sui canali GEDI Roberto Salis prosegue nello scontro a distanza con il Governo italiano, pur nel giorno di ottenimento dei domiciliari: «I cittadini italiani sono stufi di dover implorare le istituzioni di agire, le istituzioni sono al servizio dei cittadini». Per il padre della insegnante detenuta, la vicenda di Ilaria “paga” il mancato lavoro sufficiente del ministro della Giustizia e degli Esteri (Nordio e Tajani, ndr), «dovrebbero lavorare per noi, non abbiamo visto nessuna attività concreta per risolvere il problema di Iaria da parte di questi due ministeri».
ACCOLTO IL RICORSO: I GIUDICI MANDANO ILARIA SALIS AGLI ARRESTI DOMICILIARI
Ilaria Salis uscirà di carcere dopo 15 mesi e sconterà gli arresti domiciliari a Budapest: così hanno deciso i giudici del Tribunale in Ungheria accogliendo il ricorso presentato dalla difesa dell’insegnante brianzola accusata di pestaggio con lesioni aggravate e appartenenza ad un’organizzazione antifascista irregolare per la legge ungherese. L’annuncio è stato dato dagli avvocati di Ilaria Salis che, assieme alla diplomazia del Ministero degli Esteri, da settimane lavorano per ottenere almeno i domiciliari visti i 15 mesi di custodia cautelare senza ancora il primo grado di giudizio del processo (che nel frattempo procede).
La militante anti-fa può dunque uscire di cella e scontare i domiciliari a Bdupaest, in attesa di una sentenza del Tribunale ungherese o addirittura di un ritorno in Italia per i domiciliari nella residenza a Monza: il ricorso dei Salis era stato presentato dagli avvocati dopo la decisione dello scorso 28 marzo del giudice Jozsef Sós che aveva respinto la possibilità dei domiciliari, sia in Italia che in Ungheria. L’appello invece ha dato ragione a Ilaria Salis, candidata per AVS alle prossime Elezioni Europee 2024. Il provvedimento sancito dai giudici prevede l’uso del braccialetto elettronico che diverrà esecutivo non appena sarà pagata la cauzione fissata dal Tribunale, spiegano le fonti della difesa alla Rai.
LA SODDISFAZIONE DEL GOVERNO MELONI E L’ITER PER I DOMICILIARI IN ITALIA: A CHE PUNTO SIAMO SUL CASO SALIS
«Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare»: lo ha detto il padre Roberto Salis commentando con i giornalisti l’accoglimento del ricorso sui domiciliari, «non è ancora fuori dal pozzo», ha poi concluso, «finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo». Raggiunto da “Notizie.com”, l’avvocato di Ilaria Salis Mauro Straini ha spiegato perché sia stato accolto ora il ricorso: in attesa delle motivazioni del provvedimento, «possiamo supporre che le motivazioni consistano nella mancata condivisione dei motivi che erano stati posti alla base del rigetto. Basato sul pericolo di fuga. Però ripeto, sono ancora in attesa di leggere il dettaglio delle motivazioni».
Con la messa ai domiciliari diverrà anche più semplice garantire il diritto di voto per le Europee, con la procedura che potrà essere predisposta forse già direttamente nell’appartamento a Budapest dove sconterà i domiciliari in attesa della sentenza di primo grado. Secondo il Ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, la notizia di Ilaria Salis ai domiciliari è un buon passo avanti, «Adesso potrà votare tranquillamente, speriamo possa essere assolta. Io sono garantista. E speriamo possa tornare il prima possibile in Italia». Secondo il titolare della Farnesina, il merito di questa svolta dall’Ungheria è da imputare a diversi fattori, non da ultimo «il governo e la nostra ambasciata hanno lavorato intensamente, in silenzio, senza fare propaganda, senza rulli di tamburi come sempre fatto, come stiamo facendo con Falcinelli, come stiamo facendo con tutti».
Non è scontato né automatico, ma l’uscita dal carcere di Ilaria Salis potrebbe essere anticamera di un rientro in Italia in attesa dell’esito finale del processo: come spiegano fonti di Governo a TgCom24, le autorità italiane con i legali di Salis hanno predisposto «la necessaria documentazione e trasmettere il tutto all’autorità giudiziaria competente per il riconoscimento e l’esecuzione in Italia della misura applicata, secondo quanto prevede la legge quadro del Consiglio europeo del 2009, per il reciproco riconoscimento delle decisioni sulle “misure alternative alla detenzione cautelare”». Non è detto però che tale via libera possa arrivare anche verso l’Italia in quanto la particolarità della vicenda riguarda non una detenuta per condanna definitiva bensì una misura cautelare preventiva.