Roberto Salis, padre di Ilaria Salis, si scaglia contro l’ambasciata italiana in Ungheria. La maestra milanese è infatti detenuta dal 10 febbraio del 2023 con l’accusa di essere affiliata all’organizzazione criminale Hammerbande e di avere aggredito alcuni neonazisti nel Giorno dell’Onore. A distanza di undici mesi, l’uomo è riuscito a ottenere un colloquio con Carlo Nordio, ministro della Giustizia, ma il ritorno in Italia dell’attivista è ancora lontano.
“È vergognoso. Con l’incontro abbiamo concluso che esiste una strada per riportare qui mia figlia, ma stiamo valutando più dettagli. Pensiamo agli arresti domiciliari fino al primo grado di giudizio. O a misure cautelari diverse”, ha affermato Roberto Salis a La Stampa. La rabbia per il trattamento riservato alla trentanovenne però è ancora tanta. “Le hanno vietato i contatti, l’hanno messa in isolamento. Tutte cose che un Paese con una diplomazia seria non avrebbe permesso. Anzi, avrebbe ritirato la rappresentanza diplomatica per molto meno. L’ambasciata è incapace di tutelare i cittadini”, ha sottolineato.
Ilaria Salis, attivista in carcere in Ungheria: il racconto del padre Roberto
Ilaria Salis era stata arrestata insieme ad una cittadina tedesca, che però è accusata solo di affiliazione all’organizzazione criminale e non di aggressione. È per questo motivo che è stata rilasciata. “È in Germania dal giorno dopo il fermo, con l’obbligo di mandare una mail alla Polizia ungherese una volta alla settimana. Credo che ci fosse bisogno di qualcuno che confermasse l’esistenza dell’Hammerbande, per cui si doveva scegliere chi torturare, se l’italiana o la tedesca. Sapendo che non tutti i Paesi consentono, come l’Italia, certi trattamenti ai danni dei propri cittadini, si è preferito così”, ha raccontato ancora Roberto Salis.
La famiglia dell’attivista ha dunque dovuto cavarsela da sola. “L’ambasciata non mi ha fornito neanche l’elenco degli avvocati disponibili. Per fortuna, ho lavorato in Ungheria e ho potuto dare il mandato al miglior penalista. Non accetteremo il patteggiamento a 11 anni per tre graffi a un nazista. È sproporzionato. Ilaria si dichiarerà innocente. Lì la pena per omicidio volontario va da 1 a 12 anni. Lei rischia 24 anni. Ma ora penso solo a riportarla a casa”, ha concluso.