I temi prioritari per Ilaria Salis in questa nuova legislatura a Strasburgo sono tre: carceri, migranti e casa. Ne ha parlato la stessa europarlamentare di Alleanza Verdi Sinistra (Avs) nell’intervento presso la sede di Milano dell’Associazione stampa estera. L’attivista vuole occuparsi del diritto di abitare, anche perché la sua “missione” politica è quella di «coniugare l’antifascismo con la giustizia sociale».



L’emergenza attuale è la situazione nelle prigioni italiane, come sovraffollamento, autolesionismo e suicidi. L’idea di Salis è di costruire una società in cui la pena in carcere venga superata, perché «non è efficace, non funziona, i numeri di recidiva sono alti».

ILARIA SALIS SMENTITA DA UN REPORT

Per l’europarlamentare il carcere non tutela la legalità, inoltre anche quello per i minori va «abolito». Nel caso specifico del Beccaria, questo va chiuso. Poi attacca il governo italiano in relazione al decreto Caivano, sostenendo che consenta di ampliare la facoltà di ricorrere al carcere per i minorenni, aggravando la situazione.



Si tratta di un passo indietro per l’attivista, in quanto in passato il nostro Paese era all’avanguardia nel Vecchio Continente per quanto riguarda la criminalità minorile, lasciando che il carcere fosse una risposta residuale. In realtà, un report del Servizio analisi della Direzione centrale della polizia minorile, esaminato da Libero, smentisce la Salis, perché dal 2010 al 2022 c’è stato un incremento del 15,3% dei crimini commessi dai minori.

LE PROPOSTE CONTRO IL SOVRAFOLLAMENTO

Per quanto riguarda il problema del sovraffollamento nei penitenziari, Ilaria Salis propone di «ampliare la possibilità di accedere alle misure alternative alla detenzione», mentre il governo deve fermare la creazione di nuovi reati, come nel caso del decreto rave. Invece, i reati minori andrebbero depenalizzati: questo è il caso, ad esempio, dei furti nei supermercati. Ma ovviamente non poteva mancare un riferimento al premier ungherese Viktor Orban, accusato di voler condizionare la magistratura e denunciando che in Ungheria «non ci sono le condizioni per un processo giusto».



Il rischio per l’europarlamentare è che ne facciano le spese «altri antifascisti». Lei stessa è incredula per come si è sviluppata la sua vicenda giudiziaria, dagli arresti domiciliari fino all’elezione in Europa che le ha garantito l’immunità parlamentare, grazie alla quale è riuscita a tornare in Italia e a veder sospeso il processo. L’Ungheria comunque potrebbe chiedere la revoca.