Il cuore in gola è una sensazione, leggiamo dai siti medici specializzati, causata da “vari disturbi cardiaci” innescati a loro volta da “stanchezza e affanno”. Ed è appunto un misto di stanchezza e affanno quel che ci prende nel leggere l’ennesima puntata sulla vita della maestra (o presunta tale, non si capisce bene) Ilaria Salis (vergognosamente, precisiamo a scanso di equivoci, tenuta in catene fino a pochi giorni fa in un carcere ungherese prima di essere spedita ai domiciliari con l’accusa di aggressione a un corteo nazista) a formare una sorta di telenovela di dubbio interesse collettivo ma, pare, di rilevante interesse politico per Alleanza Verdi Sinistra, che l’ha candidata alle imminenti elezioni europee nella speranza di lasciar fuori la testa dalla ghigliottina del 4 per cento che le impedirebbe di avere rappresentanti a Bruxelles.
Dopo la denuncia di un presunto attacco qualche tempo fa ad un gazebo della Lega, Il Giornale dà ora notizia che “l’anarchica ha un conto aperto con l’ALER per occupazione abusiva” di un alloggio in zona Navigli a Milano pari a 90mila euro. Al momento non possiamo verificarne la certezza, ma il sospetto che il fatto corrisponda al vero è forte, dal momento che il variegato comparto anarchico italiano possiede nel proprio Dna operazioni di occupazione abusiva di alloggi in nome del vecchio slogan “la proprietà privata è un reato”.
Del resto, l’articolo in questione è circostanziato quanto a fatti, date, documenti di provenienza dell’azienda di edilizia residenziale pubblica che ha in gestione il patrimonio specifico di Regione Lombardia che si sommano alle quattro condanne e 29 denunce a carico della Salis per reati che vanno dalla resistenza a pubblico ufficiale alle esplosioni pericolose, secondo un elenco che rappresenta il fiore all’occhiello del movimento anarchico nazionale e non solo. Un “atto al cuore dello Stato” che non impedisce alla Salis di chiedere alla presidente Meloni di intercedere perché possa trascorrere i domiciliari nell’ambasciata italiana a Budapest che, come noto, ricade sotto quel governo di centrodestra che invece combatte.
Ma lasciamo stare certe sottigliezze. Tutto questo non per sostenere la tesi – non spetta certo a noi – che la quarantenne originaria di Monza sia, in quanto responsabile di morosità, anche colpevole del reato attribuitole in terra ungherese e, per altro, ancora da dimostrare con regolare sentenza. Piuttosto, per ribadire che siamo stanchi di doverci occupare “ogni tre per due” di un personaggio che uscirà dalla storia esattamente come ci è entrata: senza lasciare traccia se non per le cronache di quel “Cuore in Gola”, denominazione della sede anarchica cui la Salis aderisce, che da anni tiene in scacco fra cortei e occupazioni uno dei quartieri più degradati della città. Il nome deriva da quello di Emilio, valente pittore oltre che ingegnere milanese morto cent’anni fa circondato da grande fama artistica ed oggi – guarda caso – pressoché dimenticato.
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