Sono davvero interessanti le rivelazioni fatte da Ilda Bocassini, ex magistrato e procuratore aggiunto di Milano, nel suo libro “La stanza numero 30”. La Bocassini ha svelato particolari riguardanti il suo rapporto con Giovanni Falcone: «Nel ‘91 andammo in Argentina per interrogare un boss – parole riportate dal Corriere della Sera – passammo la notte abbracciati in aereo ascoltando Gianna Nannini e dedicandoci di tanto in tanto a dettagli dell’interrogatorio». Nel libro si interroga su ciò che sarebbe potuto accadere: «Cosa avrebbe riservato il destino a me e Giovanni, se non fosse morto così precocemente?». L’ex magistrato conobbe il giudice antimafia negli anni ’80 e quando lo vide per la prima volta pensò «comunque è un figo».
Quindi più esplicitamente aggiunge: «Me ne innamorai. È molto complicato per me parlarne. Sicuramente non si trattò dei sentimenti classici con cui siamo abituati a fare i conti nel corso della vita. No. Il mio sentimento era altro e più profondo, non prevedeva una condizione di vita quotidiana, il bisogno di vivere l’amore momento per momento. Ero innamorata della sua anima, della sua passione, della sua battaglia, che capivo essere più importante di tutto il resto. Sapevo di non poter condividere con lui un cinema o una gita in barca, pur desiderandolo, ma non ero gelosa della sua sfera privata, né poteva vacillare la mia. Temevo che quel sentimento potesse travolgermi. E così in effetti sarebbe stato, perché lo hanno ucciso».
ILDA BOCASSINI: “IO LA ROSSA? I MIEI CAPELLI SONO UN CASTANO NORMALE”
Di nuovo sul viaggio di lavoro a giugno del 1991, più di trent’anni fa, in Argentina per interrogare il boss Gaetano Fidanzati: «Avevo anche un walkman con una cassetta di Gianna Nannini, che ho imposto a Giovanni per tutta la durata del viaggio. Alcune canzoni mi facevano pensare alla nostra storia e le ascoltai più volte, per ore, stringendomi a lui. In top class non c’erano altri passeggeri, eravamo soli in quel lusso rilassante, la nostra intimità disturbata solo dall’arrivo delle hostess. Rimanemmo abbracciati per ore, direi tutta la notte, parlando, ascoltando Gianna Nannini e dedicandoci di tanto in tanto ad alcuni dettagli dell’interrogatorio e ai possibili sviluppi dell’indagine . Che notte…».
Infine una curiosità sui suoi capelli (è chiamata anche Ilda la rossa): «un normale castano senza infamia e senza lode, ma fin dagli anni della giovinezza mi piaceva tingermi con l’henné, un segno di libertà molto in voga tra le ragazze che negli anni Settanta tenevano alla loro emancipazione e volevano farlo vedere». A Giovanni «piacevano molto i miei riccioli. Quante volte mi ha detto che i miei occhi “erano bellissimi”».