ZONA ROSSA ALZANO E NEMBRO, I DOCUMENTI DE “ILGIORNALE” CHE INGUAIANO I COMUNI PD

Non si placa la polemica politica sul “caso Alzano-Nembro” nei giorni caldissimi dei primi casi Covid in Lombardia nell’inverno 2020: secondo un recente “scoop” del quotidiano “Domani”, il Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana mandò una lettera il 28 febbraio 2020 in cui chiedeva al Governo «il mantenimento di una zona gialla fortificata dal divieto di assembramento». Oggi “IlGiornale” replica a quel documento mostrando un altro “scoop” nel quale emergerebbe come in realtà siano stati i Comuni della bergamasca amministrati da sindaci Pd a non volere la zona rossa perenne come invece aveva adottato il Comune di Codogno. All’inizio della campagna elettorale per le prossime Elezioni Regionali in Lombardia, l’attacco al Governatore uscente della Lega risuona in maniera forte nel tentativo di screditarne l’immagine in merito alla complicata gestione della pandemia negli ultimi tre anni: ebbene, secondo i colleghi del “Giornale” ci sono una serie di prove «forse già in mano ai pm, che svelano cosa successe esattamente nella Bergamasca e in Lombardia in quei sfortunati giorni prima del lockdown».



Scrive Felice Manti in merito alle scelte prese dai Comuni della provincia di Bergamo – non solo Alzano e Nembro – che quelle amministrazioni del Centrosinistra avrebbero potuto chiudere i propri territori come Codogno, ma decisero di non farlo. Le prove in mano a “IlGiornale” mostrano alcuni elementi che possono far sorgere diversi sospetti: a Nembro, un degli epicentro del focolaio della Bergamasca, opera la società “Persico”, che produce componenti per l’imbarcazione “Luna Rossa” e che ha finanziato diversi esponenti di spicco del Pd come Giorgio Gori (con 10mila euro nel 2017, spiega il quotidiano della famiglia Berlusconi). Altri documenti in mano a “IlGiornale” mostrano come il 9 marzo 2020 la Persico Spa richiedeva «l’autorizzazione per un trasporto speciale da Nembro a Genova-La Spezia in elicottero. Parti di un catamarano che sarebbe dovuto andare a Cagliari a una prestigiosissima competizione internazionale con Luna Rossa, prevista ad aprile 2020». Non solo, da quegli elementi emerge come il sindaco dem di Nembro, Claudio Cancelli, era lui stesso consulente della “Persico”.



LOCKDOWN LOMBARDIA: “FONTANA? AVEVA L’ULTIMA PAROLA IL PREMIER CONTE”

Il passaggio successivo è immediato: è per questi motivi che Nembro non chiese al Governo Conte la zona rossa in quell’area della Lombardia? «C’era un conflitto d’interessi tra la tutela della salute pubblica del territorio e gli impegni economici di un’azienda, fiore all’occhiello dell’Italia nel mondo?», si chiede provocatoriamente il collega Manti. Il concetto è chiaro: ripercorrendo i fatti di quei giorni complicatissimi per la gestione dei primi casi in crescendo di Covid-19, emerge come da più parti giungevano pressione a non chiudere. Dalle imprese, dalle amministrazioni e pure da qualche partito, come l’indimenticato “aperitivo” sui Navigli a Milano organizzato dall’allora leader Pd Zingaretti per “brindare” con il sindaco Sala e la comunità cinese, attaccando chiunque volesse porre un freno degli arrivi dalla Cina e volesse porre qualche chiusura per prudenza.



Le competenze sulla Salute – come certifica la non perfetta riforma del Titolo V della Costituzione (Governo D’Alema) – sono in continuo “palleggiare” tra Regioni e Governo: ergo occorre ricordare non è affatto detto che spettasse alla Regione Lombardia chiudere tutto in zona rossa. Saranno i giudici di Bergamo a dover stabilire se Lombardia e gli enti locali avessero qualche responsabilità sulla vicenda, ma resta che la parola ultima ce l’aveva il Governo nelle mani del Premier Giuseppe Conte e del Ministro della Salute Roberto Speranza. Ha buon gioco “IlGiornale” a ricordare come il 4 marzo 2020 in Parlamento, l’ex Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia dichiarava «In caso di emergenza nazionale comanda lo Stato».