“Se Atene piange, Sparta non ride…” Per le scuole paritarie è sicuramente un momento difficile, ma anche la formazione professionale ha i suoi problemi finanziari. Eppure anche qui esistono esperienze (come quella del CFP Canossa) che aiutano i ragazzi- soprattutto quelli più in difficoltà- a recuperare la stima di sé e a rilanciarsi nella vita con una speranza. L’emergenza educativa si affronta anche così. Non tagliamo su ciò che vale davvero.
Il Paritario.net
Forse non tutti lo sanno, ma in regioni come la Lombardia la “vecchia” formazione professionale è cambiata e rappresenta oggi per decine di migliaia di giovani un’opportunità di crescita e realizzazione.
Ma cos’è la nuova Istruzione e Formazione Professionale? Essa ha l’obiettivo di formare gli allievi a una professione specifica, ma soprattutto usa del metodo del lavoro e del “fare” come strumento didattico per raggiungere, con una strada differente, gli stessi obiettivi della scuola media superiore. I corsi sono triennali e quadriennali, e permettono l’assolvimento dell’obbligo di istruzione.
Alla IFP arrivano i ragazzi più deboli, quelli che a scuola non si impegnano o che si ritiene non potranno mai ottenere granché. E’ considerata, a torto, una scuola di “serie B”: adatta solo a svolgere la funzione sociale di “croce rossa” della scuola. Ma a guardare bene ci si accorge che non è sempre così, anzi…
Nei CFP (Centri di Formazione Professionale) i ragazzi vengono stimolati e valorizzati nelle loro potenzialità perché da subito messi in azione su un compito preciso, un traguardo reale da raggiungere. I laboratori non sono solo luoghi fisici, ma modalità didattiche che si esprimono, appunto, con il tipico metodo del lavoro dove è chiara la consegna (quello che devo fare) perché è chiaro lo scopo finale. Si lavora individualmente o a gruppi, si hanno scadenze e continue “revisioni” del proprio operato da parte del docente/responsabile. Poco importa se si sta facendo un taglio di capelli o si sta montando un circuito elettrico; se si sta realizzando un disegno con il CAD o si sta elaborando la partita doppia: qui tutto è orientato a un oggetto preciso, riconoscibile e, perché no?, misurabile anche al di fuori della scuola e dal secondo anno i ragazzi frequentano gli stage in azienda. Insomma l’esperienza è la materia prima da cui conoscenze, abilità e competenze nascono e si accrescono.
Qui il ragazzo si scopre “protagonista”: non è più quello che non sapeva niente o che non aveva voglia di studiare. Ora sa di essere in grado di fare cose che neanche si immaginava e, con il dovuto impegno, questo gli viene riconosciuto sia dalla scuola che dall’esterno.
Ecco allora il miracolo di tanti giovani che pur avendo iniziato un percorso di IFP perché triennale (“prima finisco la scuola meglio è”) proseguono invece con il “quarto anno sperimentale” e poi (in attesa che si realizzi quanto scritto nella legge 53/2003, la riforma Moratti, e nella legge lombarda 19/2007 riguardo la possibilità di un quinto anno propedeutico alla maturità) decidono di passare a una “quinta” della scuola media superiore!
Come stupirsi se i ragazzi ritrovano il fascino per Dante, per la Storia e la Geografia e che riscoprono un interesse per quelle materie che alle medie avversavano fortemente? Quando ti accorgi “che vali”, che non sei uno stupido, ma che hai anche tu le tue doti e capacità, diventa più naturale appassionarti per tutto quello che viene proposto, soprattutto se sei aiutato a cogliere il nesso tra te e il tutto.
La speranza è che questa esperienza possa allargarsi ed essere riconosciuta e praticata come reale possibilità di educazione rivolta a chi, oggi, non è pronto o semplicemente non portato al metodo scolastico tradizionale.
Diego Sempio (Direttore CFP Canossa – Lodi)