In questi giorni sono divampate le polemiche sulla questione della valutazione in tante scuole italiane. Per un aiuto alla chiarezza su questo tema e mostrare come, con intelligenza e passione, ci si possa mettere all’opera per affrontare costruttivamente la questione educativa, mettiamo a disposizione di tutti una parte del “Promemoria sulla valutazione-verifica” che la Scuola paritaria Aurora–Bachelet di Cernusco sul Naviglio ci ha inviato.

 

Il Paritario.net

 

 

 

Premessa

Valutare- verificare (accertare)- misurare – classificare – certificare …?

E’ necessario cogliere il significato e il senso di questi termini. Dalla confusione concettuale su di essi nascono disagi, incomprensioni, rigidità ed una pratica valutativa poco organica e poco coerente rispetto al progetto educativo producendo tra l’altro sprechi di tempo e di energia.

Siamo convinti che la valutazione nei suoi aspetti di valorizzazione, misurazione, apprendimento, autovalutazione e comunicazione è opera di un soggetto educativo unitario, che si esprime nel Collegio, nel Consiglio di classe e nella collaborazione scuola-famiglia.

In questo senso si dovrà tendere ad un linguaggio comune, definendo unitariamente obiettivi da raggiungere e scale di valutazione, scambiandosi continuamente informazioni sul cammino dei singoli alunni, in una continua ricerca di confronto e di aiuto reciproco sia nell’osservazione sia nella promozione di atteggiamenti e comportamenti adeguati all’apprendimento significativo, critico ed autonomo.

1.È dimensione fondamentale, quotidiana del gesto educativo e didattico. Non è un atto burocratico, né un fatto puramente tecnico. Come ogni altro atto didattico, rivela il docente: è comunicazione dell’io docente.

Persegue il fine di apprendimento, di conoscenza, di introduzione nella realtà mediante l’istruzione. E’ necessaria, ma non è un fine. E’ un atto dovuto al bambino, al ragazzo, alla famiglia, all’istituzione

Riguarda l’esperienza: è espressione della verifica dell’esperienza, di ciò che avviene lungo il cammino dell’educare insegnando. Non riguarda l’avere, ma l’essere.

E’ il momento della soddisfazione, del riconoscimento e quindi espressione del livello di soddisfazione nell’apprendimento, nella conoscenza. 

E’ un momento in cui s’impara. Impara l’insegnante, la classe, l’alunno (e anche il genitore).

Offre inoltre alle famiglie la possibilità di avere un quadro più esauriente della situazione formativa in quel particolare momento dello sviluppo personale del figlio.

2. E’ punto di vista globale, momento di sintesi (del singolo insegnante e del consiglio di classe) che illumina i passi compiuti e da compiere.

3. E’ un processo innervato nella relazione educativa e nella programmazione didattica, di cui è variabile dipendente. Un processo dinamico e continuo, collegiale e trasparente di valorizzazione, controllo, misurazione (di raccolta informazioni, di interpretazione, di registrazione), formulazione del giudizio, comunicazione di esiti ottenuti, autovalutazione.

4. E’ un sistema complesso ed aperto di verifiche in ordine al lavoro (contenuti, obiettivi, metodi) effettivamente compiuto. 

5. E’ raccogliere informazioni, formulare giudizi e prendere decisioni. La valutazione consiste in una raccolta d’informazioni (sistematiche, rigorose, rilevanti e appropriate)per una decisioni adeguate in funzione di obiettivi definiti. Non valutiamo per misurare, ma misuriamo per valutare cioè per valorizzare (riconoscere e far riconoscere il valore di) un’esperienza di apprendimento. 

Dare peso alla situazione complessiva di uno studente, senza essere giocare allo psicologo o al sociologo. A noi interessa guardare con rispetto e simpatia tutto quello che fa e dice l’alunno. Da insegnanti, non da psicologi, genitori… Da adulti, non da compagni. Da educatori, non da giudici che vedono gli alunni come imputati.

Valutare dà origine al recupero (di comprensione, di conoscenza, di acquisizione, di energia). Valorizzare lo studente è infatti avere davanti la prospettiva che lo attende

Non barare sugli esiti negativi, ma trovare sempre il punto su cui gli studenti si possono appoggiare per una ripresa del cammino.

Definire gli alunni e, quindi, credere di conoscerli sempre e comunque.

Fissarsi su schemi, fermarsi alle impressioni. Chi valuta non dovrebbe escludere niente.

Prestare attenzione solo ad alcuni fattori (solo cognitivi, solo sociologici, solo affettivi).

Assegnare un voto e basta.

Basarsi sull’aneddoto, sul pettegolezzo.

Assumere una posizione negativa o penalizzante, vendicativa nei confronti del ragazzo dimenticando che valutare è cercare ciò che vale. Scandalizzarsi sui risultati. Non è la resa dei conti.

Umiliare chi viene valutato sentendosi “potenti” per il solo fatto che l’altro è debole.

Considerare e praticare la valutazione come sanzione, classificazione, , fonte di ansia.

Evitare l’autovalutazione del docente, negare il coraggio critico sulla propria professionalità.