M. ha 11 anni ed è stata accolta nella classe quarta della nostra scuola primaria nello scorso anno scolastico. La diagnosi che la accompagnava parlava genericamente di una alterazione globale dello sviluppo (età psicologica compresa tra tre e sei anni) senza indicarne una causa precisa. M. era dotata di un lessico di una decina di parole e tentava di comunicare soprattutto mediante gesti, movimenti e vocalizzi. Riusciva a comprendere le consegne che richiedono l’attuazione di azioni. Gradiva i giochi di movimento e l’ascolto di brani musicali. Soprattutto manifestava una particolare attrattiva per il computer, mostrando una certa autonomia nell’uso di tastiera e mouse.

All’inizio dell’anno scolastico abbiamo chiesto alla mamma di posticipare di una settimana l’inserimento dell’alunna per poter preparare adeguatamente la classe. Immediatamente si è costituita un’alleanza tra i compagni, che l’hanno accolta con una simpatia al di là ogni aspettativa. Abbiamo investito i primi mesi nell’osservazione approfondita delle sue reali capacità nelle diverse aree cognitive e nell’individuazione delle attività che maggiormente potevano catturare la sua attenzione e il suo interesse.

Alcune compagne, figlie di docenti e di una logopedista, hanno coinvolto i genitori nella produzione di materiali che potessero aiutare M.. Hanno così iniziato spontaneamente, ma sempre sotto il controllo delle insegnanti, a produrre giochi: tombole, domino, puzzle, incastri, cartelloni … Si sono informati su come meglio potessero aiutare M. nella comunicazione; spesso hanno proposto essi stessi attività a suo favore citando libri, siti Internet, materiali.

M., che, appena arrivata, pizzicava sistematicamente i compagni nel collo e tirava loro i capelli, a Novembre mostrava già un comportamento corretto. Si è trattato di una grande conquista, perché ha comportato la rimozione di una delle principali cause di possibile emarginazione nei suoi confronti.

I compagni, poi, hanno intuito che M. poteva ripetere con loro e imparare a memoria semplici gesti da bans (canzoni mimate) di loro conoscenza, e, sotto la guida delle insegnanti, hanno realizzato un vocabolario gestuale, che consentisse un primo approccio comunicativo.

L’alunna ha imparato a muoversi autonomamente nei diversi spazi della scuola, grazie alla collaborazione di tutto il personale.

Il primo quarto d’ora ogni mattina è dedicato all’aggiornamento del calendario, che avviene in classe con l’aiuto di un compagno. Successivamente accompagna Antonella (una delle nostre cuoche) nelle varie classi. Antonella ha il compito di rilevare ogni giorno la presenza degli alunni a pranzo e, contemporaneamente, offre il caffè ai docenti della prima ora (scommetto che ci invidiate). M. la accompagna; in questo modo entra in tutte le classi, fa conoscenza con tutti gli alunni e con tutti i docenti. Io personalmente mi faccio versare caffè e zucchero nella tazzina, cercando di essere molto esigente nelle quantità (un po’ di più, un po’ di meno, molto, poco, ne hai versato troppo ecc…). M. non mi ha ancora mandato a quel paese, ma obbedisce scrupolosamente alle mie richieste, mentre constato con gioia il suo progredire nella comprensione del concetto di quantità.

Subito dopo iniziano le attività di natura più propriamente didattica. Viene proposta la scaletta visiva della giornata, mettendo bene in chiaro che a ogni attività ne segue un’altra e che, se non si completa la prima, non si può passare alla seconda.

Il programma Cliker 5 per la Comunicazione Aumentativa e Alternativa le è stato di grande aiuto. Clicker 5 permette di attuare un campionario molto vasto di attività; dispone sia della sintesi vocale sia della possibilità di registrare suoni e voci per commentare o guidare le varie attività.

Particolarmente interessante la possibilità di confezionare proposizioni assemblando figure di valore simbolico. Es: Io (foto di M.) amo (cuore) la mamma (figura di mamma).

La figura è collegata alla parola che la definisce e, man mano che si assemblano le figure, si compone sullo schermo del computer anche la frase scritta. Alla fine la frase può essere vocalizzata (sempre dal computer) e può essere stampata.

Questa attività  ha permesso, in pratica, a M. di “scrivere” e di “parlare”!

Usare simboli o fotografie non preclude la comparsa o il rafforzamento del linguaggio. Infatti i bambini con disabilità del linguaggio, che sperimentano quanto può essere utile ed efficace dire qualcosa a qualcuno, sono stimolati sensibilmente ad aumentare la loro capacità comunicativa.

Durante questo anno scolastico abbiamo cercato di incrementare la capacità di comunicazione di M. verso l’esterno, utilizzando una simbologia simile a quella proposta da Clicker. Le nostre impareggiabili insegnanti di sostegno hanno prodotto e plastificato decine di figurine con immagini di persone (è stato fotografato tutto il personale della scuola) e disegni simbolici rappresentanti oggetti di uso comune, azioni, espressioni del volto. M. seleziona le figurine e le ordina in modo da comporre la frase come sul computer; infine consegna la frase alla persona con cui vuole comunicare.

L’estate scorsa la scuola ha organizzato una vacanza in montagna. M., ospite per alcuni giorni, ha mostrato una particolare predisposizione per la cucina. Abbiamo pensato di valorizzare questa attitudine, insegnadole a preparare semplici ricette, dolcetti, focacce, biscotti (dei quali sono spesso l’utente finale: tutto congiura contro la mia dieta). Anche per questa attività le vengono consegnate figurine con ingredienti, attrezzi, azioni e persone alle quali fare riferimento (ad es. le cuoche). Martina le ordina e comincia ad operare sotto la sorveglianza della sua insegnante. I risultati sono veramente sorprendenti.

Stiamo tentando di coinvolgere la famiglia nell’uso della comunicazione alternativa e aumentativa e nella pianificazione delle strategie da utilizzare nell’accompagnamentodi M. in modo che si crei una forte alleanza fra casa e scuola.

Non sappiamo a quali risultati approderà M. La vediamo, comunque, sempre più serena, capace di relazione, motivata all’apprendimento.

Il valore aggiunto di questa esperienza è  il coinvolgimento della scuola in tutte le sue componenti: insegnanti di classe e di sostegno, alunni, genitori, personale ausiliario. Davvero una comunità educante che si mobilita nel rispondere a un bisogno.

E la scuola diventa un’esperienza sempre più entusiasmante.

Giuliano Romoli

Coordinatore didattico della scuola “Vladimiro Spallanzani” di Casalgrande (RE)