Non è facile raccontare di un convegno come quello che nei giorni scorsi ha riunito a Rimini oltre 180 gestori e amministratori di scuole paritarie associate alla FOE, ora denominata CdO Opere Educative.

Soprattutto per due motivi: 1. c’è stata una ricchezza di interventi, di contenuti, di proposte, che rende problematica la scelta di cosa raccontare nel piccolo spazio di un articolo; 2. è evidente, innanzitutto a noi che l’abbiamo organizzato e abbiamo ben presente la fragilità del tentativo, che il risultato è stato ampiamente superiore alla somma dei fattori messi in campo, e questo dice dell’opera di un Altro. Risultato superiore quanto al numero abituale di iscritti (140-150), pur in un momento di crisi della scuola, di taglio dei contributi, di lamento generale…; risultato superiore quanto al clima che si è respirato, caratterizzato da una grande familiarità fra i convenuti, pur nella grande varietà sia di provenienza geografica che di carisma educativo. Familiarità che, ad esempio, ha fatto scrivere a Pavone, amministratore delle scuole steineriane del Veneto venuto per la prima volta al convegno: “Grazie per la bella accoglienza e la naturalezza con cui entrate in relazione con gli uomini”, dopo che il sabato mattina, a colazione, nel bel mezzo di una animata discussione su alcune provocatorie affermazioni di don Eugenio Nembrini della sera precedente, aveva improvvisamente detto: “comunque devo dirvi una cosa che mi colpisce: avete le facce buone, e questa è una cosa insolita, per questo va detta…”

Il convegno FOE, insomma, è stato un avvenimento, e come tale non è possibile circoscriverlo né esaurirlo nel breve volgere di un racconto. Per questo ci limiteremo solo ad alcuni accenni. Innanzitutto l’incontro con Paolo Cevoli, venuto ad introdurre il convegno fra lo stupore generale; passando con grande naturalezza da un registro assolutamente comico –che ha fatto letteralmente sbellicare dalle risa- ad uno serio e profondo, ha raccontato del proprio lavoro (“uno che dice delle patacàte”) come risposta ad una chiamata davvero inaspettata e della bellezza di alcuni incontri che questo lavoro gli permette di fare. Stare di fronte alla realtà, non con un proprio progetto, ma con la disponibilità a seguire un Altro che corrisponde a ciò che il cuore attende: del tutto in linea con quello che don Eugenio Nembrini ha raccontato subito dopo con ricchezza di esempi e linguaggio altrettanto colorito. “Cosa è necessario perché la vita sia davvero gustosa?”-ha chiesto Nembrini–  “Non le competenze o le tecniche, ma quello che ogni persona ha come bagaglio fin dalla nascita, cioè il cuore e la ragione… Sono queste che permettono la mossa della persona, che è la libertà, e l’ aderire a ciò che la realtà mette davanti…. La grande questione, in sostanza, è se noi, a me, interessa la mia vita”.

Ed è proprio per un interesse alla vita che anche tutto quello che è seguito poi, gli incontri con i politici e quello con Alberto Piatti dell’AVSI, il “giocone” serale sulla parità scolastica (gioco o psicodramma?) la relazione sui sistemi paritari nei paesi anglosassoni, è stato vissuto con lo stesso gusto e la stessa intensità.

Gusto? Intensità? Sembrano parole fuori luogo per un raduno di gestori di scuole paritarie in uno dei paesi –scolasticamente parlando- più statalisti del mondo…Eppure è così; ed è così perché quello che vince non è il limite o l’insuccesso, così come quello che ci mette insieme non è l’organizzazione. Come ha sottolineato don Eugenio, rispondendo alla domanda “cosa fa essere insieme in un lavoro?”: “Non c’è condizione che possa far fuori il cuore, anzi, paradossalmente, quando lo incontri nei fatti e nelle situazioni, il cuore è straordinario perché riparte; non appena si imbatte in qualcosa di vero e di grande, come la brace al primo alito di vento riparte e si infiamma. Essere insieme è far di tutto perchè riparta il cuore…”.

Per  far ripartire il cuore occorre una compagnia così. Non basta sapere, come ha mostrato il dott. Ricci (ricercatore Invalsi), che l’INVALSI ha finalmente elaborato i dati sulla valutazione degli apprendimenti nelle scuole paritarie e che queste risultano nettamente migliori di quelle statali; non basta il messaggio del Ministro che assicura che “recupereremo i fondi mancanti in Finanziaria anche per i prossimi anni e ci metteremo al lavoro per defiscalizzare tutte le spese per le rette e le doti nell’arco della legislatura..”.

Per far ripartire il cuore occorre una compagnia così, che ti dica (sempre con le parole di don Eugenio): “Tu vali non perché hai mille alunni ma perché stai facendo un’opera grande che sta toccando la tua vita e quella degli altri;  allora ti metti insieme perché è una potenza, perché cambia il cuore dell’uomo”.