“Oltre la scuola”: una definizione generica, scritta sul calendario scolastico della Regione Lombardia, che apre le porte ad attività varie, le più strane e diverse, o non apre a niente, solo a qualche giorno di vacanza in più.
Qui, all’interno del collegio docenti, si fa strada un’idea: quella di qualche giorno di attività a classi aperte, in cui ogni ragazzo, a partire dal punto a cui è giunto nel percorso dell’apprendimento, possa addentrarsi in modo più specifico in un particolare lavoro, guidato e accompagnato, in gruppi più o meno piccoli.
Ecco nascere le proposte più diverse dagli insegnanti che ben conoscono i loro allievi: da lavori più serrati sul metodo di studio a proposte di percorsi di approfondimento su momenti del programma già affrontati in classe.
Da qui, per ciascun ragazzo, l’offerta di una mattina ben scandita da tre attività di due ore ciascuna, con un gruppo di compagni diverso dal solito e anche con insegnanti non solo della propria classe.
Tutto, poi, è accaduto in un ordine sorprendente per ragazzini di 11, 12 anni che hanno dovuto cambiare più volte nella mattina aula e gruppo: un ordine reso possibile dalla cura con cui gli insegnanti hanno preparato questo giorno, fino al dettaglio dei materiali o degli elenchi esposti sulle porte dei locali utilizzati.
Un ordine dentro cui i ragazzi hanno fatto un’esperienza didatticamente utile e educativamente significativa: oltre ad aver ripreso o approfondito contenuti diversi, hanno fatto esperienza che è possibile andare fino in fondo di un interesse intravisto durante le ore di lezione e che questo chiede sì fatica ma dà soddisfazione e permette di capire di più la realtà che ci si trova di fronte; hanno fatto esperienza anche che, di fronte alle difficoltà, magari nel metodo con cui affrontano i compiti, la posizione più gratificante non sono la sfiducia o la trascuratezza ma l’obbedienza critica e consapevole alle indicazioni di un maestro.
Ecco: io, che ho accompagnato la progettazione di questa giornata e sono stata spettatrice del suo accadere, sono tornata a casa con la consapevolezza di avere visto maestri all’opera con i loro ragazzi, insegnanti tesi a cogliere ogni occasione, ogni giorno, per accompagnare gli alunni nella scoperta che il percorso della conoscenza è entusiasmante e affascinante perchè è serio, rigoroso, intenso, impegnativo ma, soprattutto, possibile perchè guidato.
Prof Luisa Arienti , preside Scuola sec. di primo grado paritaria “P.G. Frassati” Seveso (Milano)
Il 24 marzo 2009, durante l’iniziativa delle giornate “oltre la scuola”, le classi prime della secondaria P.G. Frassati incontrano Ezio Savino, autore del libro letto in classe nelle ore di epica, “Il ragazzo con la cetra”.
Abbiamo numerose domande da rivolgere allo scrittore, il libro ci ha entusiasmati e vogliamo approfondire, vogliamo chiedere all’autore di chiarire alcuni particolari del “racconto infinito”, capire come è nato questo libro, capire chi è lui. Vogliamo anche il suo autografo… Non capita tutti i giorni di poter incontrare un uomo famoso!
Lui inizia a rispondere ad una domanda sulle origini del suo libro e veniamo tutti travolti dal racconto della sua vita.
È affascinante! Ci parla del suo essere scrittore, ci parla di come siano cambiate le condizioni del suo mestiere, da ieri che scriveva libri a mano con la sua penna stilografica, ad oggi in cui tutto è informatizzato. Ma non può non raccontarci anche dei suoi studi di latino e greco e allora ecco che ci porta con sé nel mondo delle parole e della loro etimologia. Scopriamo il significato di “scuola”: è una parola che deriva dal greco, scholè, e vuol dire “stare fermi”, stare fermi per pensare, per riflettere. Infatti nel mondo greco c’era chi si occupava della guerra, chi si occupava di fare politica, chi si dedicava a coltivare i campi o a commerciare e chi, appunto, stava fermo, pensava cioè, aveva tempo da dedicare alla riflessione sulla realtà, sulle cose. Come è più bello ora venire a scuola!
Ma non è finita qui. Ci racconta del suo rapporto con i libri, di quelli che ha letto e ci stupiamo di tutto quello che conosce. Quanta cultura, quanta passione per quello che fa e a noi viene voglia di fare come lui: “Come si intitola il libro di cui ci ha parlato? Prof, lo possiamo leggere?”
È proprio bello conoscere, è proprio bello poter incontrare persone che vi dedicano la vita!
Ma le nostre domande sul “racconto infinito”? Le due ore sono volate, così ci lascia la mail per potergli scrivere e soddisfare tutte le nostre curiosità!
Prof. Emanuela Del Pero
Ols, ovvero oltre la scuola:
Da S. Holmes a doctor House….
….. oltre il genere letterario
Nella giornata dedicata ad attività oltre la scuola, ovvero ad iniziative didattiche fuori dall’ordinaria attività, le lezioni riservate all’italiano nelle classi terze si sono incentrate sull’approfondimento del metodo investigativo del genere giallo.
In particolare si era deciso di concentrare la nostra attenzione sul metodo di S.Holmes, che durante le lezioni aveva suscitato notevole interesse. Successivamente si è pensato di servirsi del linguaggio cinematografico come mezzo oltre l’ordinario per questo lavoro di approfondimento sull’investigatore inglese. Per questo motivo si è deciso di invitare un giovane scenografo/regista, Matteo Bernardini, per poter notare, attraverso i film gialli, la costruzione narrativa delle detective stories.
Bernardini ha sconvolto le attese del suo giovane pubblico proponendo la visione della puntata “pilota” di doctor House, il medical americano in voga oggi…. E ciò ha immediatamente incollato i ragazzi alla lezione multimediale. Ma cosa c’entra col giallo? Ovviamente questa è la domanda che si sono fatti tutti i ragazzi e l’enigma si è chiarito solo strada facendo, aumentando incredibilmente la suspance e la soglia di attenzione…veramente un dato oltre la scuola! La puntata pilota è una puntata paradigmatica di tutta la serie e quindi contiene tutti gli ingredienti del serial….da ciò è stato possibile definirne la tipologia di genere e fare le opportune inferenze. Attraverso una visione “spezzettata” e inframezzata da interventi del regista e domande degli alunni, la lezione è sta veramente un “work in progress”, nel senso di una caccia al tesoro scolastica, dove il tesoro era il nesso giallo-medical e la mappa era costituita dai continui spunti, provocazioni ecc… che il regista metteva in campo. Alla fine la scoperta, tutta degli alunni, che il medical replica, evolvendolo, il genere giallo perché l’investigatore prende le vesti del chirurgo, il delitto, anche se sventato, è la malattia apparentemente incurabile….ma la vera novità interessante sta nel metodo, poiché House prende appieno le caratteristiche di S.Holmes, ma supera il suo maestro inglese mettendo in crisi il suo stesso metodo logico-deduttivo. Dal medical emerge, infatti, chiaramente l’impossibilità di sondare il mistero unicamente con le armi della scienza, e di qui la necessita di una compromissione umana nella ricerca…da decective filo Holmes, House sembra indossare l’abito e l’habitus di padre Brown, “l’investigatore” chestertoniano che fa dell’immedesimazione il mezzo privilegiato per la conoscenza dell’animo umano, anche nelle sue pieghe più drammatiche. E non da ultimo lo spunto rimasto provocatoriamente aperto: “ Il giallo finisce quando si trova il colpevole…nel medical, invece, il rintracciare il colpevole non risolve il problema di riuscire a trovare la cura per salvare la persona.” Quindi il medical rimette sotto gli occhi di tutti come ogni indagine, se non ha come scopo la persona, delude le attese del lettore, del telespettatore nonché di noi stessi. Il vecchio prete inglese, che ha la premura di voler innanzitutto salvare la persona con la confessione finale, sembra echeggiare, anche se timidamente, nella ricerca di House…..
Prof. Alfredo Marchisio
Come viveva l’esperienza della guerra un soldato che combatteva nelle trincee della Prima guerra mondiale? La lezione di approfondimento storico di martedì 24 marzo ha perso le mosse da questa domanda e ha cercato una risposta attraverso la lettura di documenti, la visione di brani filmati e l’ascolto di canti. Il vario materiale è stato presentato dal dottor Alberto Leoni, esperto di storia militare ed autori di alcuni testi sull’argomento. Egli ha anzitutto proiettato lo spezzone di un documentario britannico sulla vita in trincea, che mostrava la durezza della vita quotidiana dei soldati, alle prese con acqua, fango, pidocchi e topi. Il dottor Leoni si è poi soffermato sul fronte italiano presentando luoghi e momenti della guerra, che si svolgeva in Italia sul difficile teatro costituito dalle montagne alpine del Veneto e del Trentino. Impressionanti sono state le immagini delle imprese compiute dagli alpini, non solo in combattimento, ma anche per costruire ricoveri, fortificazioni e trincee in mezzo alla neve ed al ghiaccio. Un prezioso aiuto in questo lavoro è stato offerto anche dalla testimonianza dei canti alpini : “Bombardano Cortina”, “Monte Canino”, “Monte Nero”, “La leggenda del Piave” e “Dove sei stato mio bell’alpino” descrivono vari luoghi dove i soldati combatterono, documentando nello stesso tempo che in mezzo alle fatiche ed alle sofferenze della guerra rimaneva negli uomini combattenti il desiderio della pace e degli affetti familiari.
Prof. Grassi Enrico