Lo scorso 7 ottobre 2010 la Conferenza Stato-Regioni, dopo una lunga ed estenuante attesa, ha dato il via libera all’erogazione dei 130 milioni di euro tagliati alle scuole paritarie sul contributo 2009/2010 e successivamente recuperati attraverso lo scudo fiscale.
Caso o segno? “Buona la seconda”, verrebbe da dire, visto che:
– le scuole paritarie, ormai, sono costrette tutti gli anni a lottare con le unghie e con i denti per vedersi riconosciuti quei già magri fondi cui avrebbero diritto per legge e ragione (e in misura ben più cospicua…);
– la presenza cristiana nel nostro paese, che si esprime anche in opere educative/sociali come le scuole non statali (anche se, certamente, non tutte le scuole paritarie hanno una origine religiosa), è assediata da chi vuole imporre una visione accentratrice, statalista e laicista della società civile;
– senza un aiuto “dall’Alto” (come in tutte le cose, del resto) non ce la possiamo fare, anche se nostro compito è (come sempre) fare tutto il possibile…
E tutto l’umanamente possibile è stato fatto, ma pareva non bastare per superare le resistenze e gli ostacoli che tenevano bloccati i fondi. Così, anche questa volta, chi si dedica con passione e sacrificio all’educazione/ istruzione delle giovani generazioni è riuscito a superare solo al fotofinish l’ennesima prova di resistenza allo stress psicologico e alle croniche ristrettezze economiche.
Tutto è bene quel che finisce bene, è vero, e davvero dobbiamo ringraziare l’aiuto dall’Alto. Il lieto fine, però, è solo provvisorio. Una prova ben più impegnativa e ardua attende i gestori di scuole paritarie per il 2010/2011: il taglio previsto in finanziaria di ben 228 milioni di euro, pari al 40% dei già risicati fondi a disposizione del settore.
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Un taglio enorme, difficile da spiegare sia alla luce delle promesse elettorali sia se consideriamo alcuni avvenimenti di questi ultimi giorni. Fra i 5 punti programmatici presentati dal Presidente del Consiglio in occasione del discorso alle Camere per ottenere la fiducia al Governo, per esempio, c’è senza ombra di dubbio anche il sostegno alla libertà di scelta educativa, con tutto ciò che questa comporta di conseguenza.
Hanno scritto al riguardo, su ilsussidiario.net, alcuni parlamentari Pdl (Mario Mauro, Maurizio Lupi, Renato Farina, Raffaello Vignali Gabriele Toccafondi): “Il Parlamento ha solennemente fatto sua – votando la fiducia – la ‘libertà di educazione’, come testata d’angolo della questione educativa nelle intenzioni del governo. Questa formula è stata usata con forza da Berlusconi: non è dunque sufficiente aumentare i finanziamenti dedicati alla parità scolastica (cosa che neanche osiamo pensare possa essere ostacolata), ma occorre lavorare per uno strutturale riconoscimento della presenza delle scuole ‘libere’, come presenza in grado di introdurre davvero una concorrenza virtuosa e alla fine economicamente conveniente per il bilancio dello Stato”.
Parole impegnative, pesanti come macigni. Saranno realizzate? Come ha scritto Giorgio Vittadini pochi giorni fa in un tagliente articolo, “se non lo ha fatto finora, Berlusconi, attuerà, nel tempo che gli rimane, il programma che si è prefisso?”.
Alla “luce” delle incertezze che hanno caratterizzato l’azione di Governo sino ad oggi, non possiamo certo azzardare una risposta. Possiamo segnalare, però, un altro avvenimento che mette in evidenza l’insensatezza del sacrificio imposto alle scuole paritarie: la presentazione della ricerca realizzata da Luisa Ribolzi e Tommaso Agasisti La scelta delle famiglie per la scuola paritaria. Un punto di vista economico, la cui presentazione avviene a Roma oggi, 13 ottobre, alla presenza del presidente del Senato, del ministro della Pubblica istruzione e di altre personalità del mondo politico e accademico.
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Alcune anticipazioni per capire sommariamente di cosa si tratta. La scuola paritaria garantisce allo Stato un risparmio annuo di enorme entità (circa 6 miliardi di euro); se fosse maggiormente sostenuta, tale risparmio (di cui tra l’altro c’è un enorme bisogno) ovviamente aumenterebbe. La ricerca ha verificato “sul campo” che le famiglie, se avessero a disposizione delle agevolazioni economiche, opterebbero maggiormente per la scuola paritaria (sebbene in misura non eclatante), in misura proporzionalmente crescente con l’aumentare delle agevolazioni. Il tutto, descritto e dettagliato con ricchezza di dati.
Poiché questo, come già accennato, porterebbe allo Stato enormi risparmi, perché non procedere in questa direzione? Non c’è risposta logica, se non che l’ “indecisione con cui sono condotte battaglie continuamente annunciate” (G. Vittadini) non favorisce certamente la soluzione dei problemi aperti, la crescita del nostro paese e il benessere di tutto il nostro popolo.
Staremo a vedere come finirà; facendo tutto il possibile, ovviamente. La “lezione di Lepanto” (il 7 ottobre, come i più sanno, è la festa della Madonna del Rosario, istituita originariamente da Papa Pio V col nome di Madonna della Vittoria dopo la storico trionfo della flotta cristiana su quella turca nelle acque di Lepanto), tuttavia, ci deve lasciare aperti alla speranza e pronti a nuove battaglie.