Con un articolo dal titolo “Aule in comodato” nel 1986 viene segnalata sul Corriere delle opere la novità assoluta della convenzione con cui il Comune di Cernusco sul Naviglio concede in comodato alla Cooperativa le aule necessarie al funzionamento della scuola media.
Riassume il patto in questi termini: «La Convenzione stabilisce un pacchetto di reciproci diritti e doveri fra la cooperativa ed il Comune: a) il Comune cede “in comodato” l’uso dei locali, mentre si limita a chiedere il rimborso forfettario delle spese, oltre all’onere per lo smaltimento dei rifiuti. b) la cooperativa si impegna, da parte sua, a destinare gli spazi ad esclusivo uso scolastico; ad attuare organi collegiali in analogia a quelli previsti per la scuola statale ed a presentare annualmente al Comune copia del bilancio consuntivo».
La Convenzione viene presentata come un fatto nuovo nel rapporto tra ente pubblico e scuola anche dal giornale della diocesi di Milano Città nostra, che ricordando che “già in passato il Comune aveva permesso l’utilizzo di spazi scolastici non sfruttati ad altre cooperative e a società sportive”, ci tiene ad esplicitare il carattere di novità culturale e politica con queste parole: «Dal punto di vista di alcune forze laiche il “pubblico” coincide con l’iniziativa statale, la sola meritevole di cura e interesse da parte dell’amministrazione. Al contrario, nella tradizione del solidarismo cattolico, ha valore pubblico ogni opera che parta da un’aggregazione di persone in vista di un bene comune; l’esperienza delle cooperative, per la sottolineatura che viene data alla responsabilità comune tra i soci, è l’espressione tipica di questa mentalità: cooperative di lavoro, di aiuto agli handicappati, indirizzate al recupero di tossicodipendenti sono cresciute e si sono sviluppate al punto da poter offrire allo Stato stesso modelli di intervento. In tal senso lo Stato è tenuto a favorire la crescita e il confronto fra simili iniziative, non escluse quelle in campo scolastico».
Non ragionano in questi termini, però, gli statalisti che allestiscono un duro attacco alle scuole libere nonostante, a livello nazionale, il problema della parità scolastica sia oggetto di maggiore attenzione e disponibilità da parte di uomini della politica, dell’economia e della cultura. Le polemiche pretestuose divampano e si espandono. Per qualche settimana, infatti, sulle pagine di cronaca milanese dei maggiori quotidiani nazionali si assiste ad una violenta campagna di stampa che ha per oggetto le due piccole scuole, come descrive il volume Sulle tracce dell’Aurora, Edizioni Itaca.
Chi ha vinto in questa particolare “guerra”, che ha avuto come terreno di scontro Cernusco, ma che proprio per la posta in campo riguardava tutta l’Italia? Ha vinto la libertà di educazione, la sussidiarietà, il “più società meno stato” di gloriosa memoria. La convenzione tra Comune e Cooperativa, che ormai dura da più di 25 anni, è un esempio di gestione politica e di creatività sociale che documenta i benefici per tutti della pratica della sussidiarietà, del riconoscimento dell’iniziativa di gruppi e di singoli impegnati ad affrontare pubblicamente dei bisogni comuni, della valorizzazione della solidarietà e del volontariato anche in campo culturale ed educativo.
Hanno avuto dei vantaggi migliaia di famiglie che in questi 30 anni hanno deciso di utilizzare per il loro diritto-dovere di educazione la proposta della Cooperativa. Ne ha ricavato beneficio il Comune di Cernusco che mantiene, senza dispendio di energie, tempi e denaro, le sue proprietà. Ne ha avuto vantaggio anche la scuola statale, che si è ritrovata con un interlocutore a cui non importava fare concorrenza, ma “fare scuola” insieme, ognuno con il suo progetto, per il rinnovamento del sistema scolastico italiano. Ne ha ricavato beneficio la città di Cernusco, che ha davanti un’opera di cultura e di solidarietà e di educazione che rende più qualificata la convivenza. Ne ha avuto beneficio l’Italia intera, perché la storia del “L’Aurora” è un piccolo segno di democrazia e di libertà.
Certo siamo ancora in trincea, ancora a combattere per un diritto che non si capisce perché in Italia debba ancora essere violato. Siamo ancora qui con i nostri poveri mezzi a rivendicare libertà per noi e per tutti. Vorremmo che lo Stato si facesse più in là per lasciare spazio alla creatività sociale. Vorremmo che lo Stato facesse quello che ha cercato di fare l’ente locale: sostenere l’iniziativa dei cittadini che intendono rispondere ad un bisogno pubblico, in modo pubblico, senza fini di lucro.