Le vicende che riguardano la ex Ilva, dopo il vertice di venerdì scorso tra Governo e ArcelorMittal, paiono viaggiare ora sui giusti binari. Lo ha confermato anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un’intervista apparsa ieri su Repubblica in cui dice alcune cose significative: 1) il sig. Mittal è rimasto molto colpito dalla visita del Premier a Taranto; 2) non si è parlato di scudo penale; 3) Governo e Mittal si sono accordati attorno a tre obiettivi: rafforzare il piano di risanamento ambientale, indirizzare lo stabilimento verso la transizione energetica, assicurare il più elevato livello di occupazione possibile; 4) non si esclude intervento pubblico.
Andiamo con ordine, partiamo dal punto 1: la visita di Giuseppe Conte ai lavoratori della ex Ilva è un fatto importante. Anche se in quel momento il Premier non aveva l’autonomia per fare proposte chiare ai lavoratori, per la prima volta la città di Taranto ha percepito una presenza forte delle istituzioni. Da quando c’è stato l’accordo con ArcelorMittal, gli “indiani” – come li chiama un importante esponente del Governo – sono stati abbandonati a loro stessi in un campo minato, dove le istituzioni, non solo locali, hanno fatto a gara ad alimentare la tensione. Conte introduce una tregua, il suo è un atto distensivo. Non poteva sfuggire al sig. Mittal. E bisogna dare atto a Giuseppe Conte di aver ripreso per i capelli una situazione disperata dopo che l’azienda aveva depositato il recesso dal contratto in Tribunale.
Relativamente al punto 2, lo scudo penale, il sig. Mittal era già stato rassicurato al telefono, prima del vertice di venerdì. Altrimenti l’incontro nemmeno si sarebbe tenuto. Quindi, possibile che non ne abbiano parlato, ma la protezione penale sarà reintrodotta. Vedremo in che forma.
I punti 3 e 4 sono strettamente collegati: perché il Premier Conte non esclude l’intervento pubblico? Perché ha promesso al sig. Mittal che lo Stato si farà carico della transizione energetica. Lo stesso Ministro Patuanelli la scorsa settimana al Sole 24Ore aveva detto: “Avanti con area a caldo e poi decarbonizzazione”. La decarbonizzazione, come abbiamo più volte rimarcato, non è negli accordi che ArcelorMittal ha con Governo. Perché Conte ha avanzato questa proposta al sig. Mittal? I motivi sono due, uno è importante per Mittal, l’altro per Conte stesso. In primo luogo: ArcelorMittal, come dichiarato in procura a Milano lo scorso 20 novembre, perde quasi 2 milioni di euro al giorno e l’esercizio 2019 segnerà una perdita di 700 milioni di euro, cosa confermata anche da fonti sindacali. Ammesso e non concesso che il Governo conceda a Mittal 5.000 esuberi – che significa rientrare di circa 200 milioni di euro anno voce costo lavoro – e lo sconto sul fitto – 180 milioni di euro anno – siamo ben lontani dal vedere sanata la sofferenza dell’azienda. È evidente che l’accordo deve avere un altro orizzonte.
L’orizzonte è questo, ed è quello che interessa a Giuseppe Conte: il Premier dice di non escludere l’intervento pubblico, ma in realtà il pubblico potrebbe avere un ruolo preminente nella transizione energetica e nella riconversione dell’ex Ilva. Così configurata, sarebbe operazione di sistema con il ruolo di Cassa depositi e prestiti pienamente legittimato. È l’occasione per Giuseppe Conte di far vivere nel concreto il suo Green New Deal. Il Governo potrebbe trovare una sponda importante in Europa anche sotto forma di incentivi economici: ecco perché l’intesa sta facendo contenti tutti. Tranne i padri della revoca dello scudo penale che, involontariamente, hanno dato il via a una grande operazione. Non solo industriale, anche politica. Emilia permettendo…
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