Com’è noto è partita un’altra massiccia dose di cassa integrazione per i lavoratori dell’ex Ilva. Solo nel sito di Taranto ci sono quasi 5.000 lavoratori in Cig per 9 settimane. La produzione di acciaio sta viaggiando a livelli molto bassi, si stima che a fine anno raggiungerà 4 milioni di tonnellate rispetto agli 8 previsti.



Perché questa situazione e quali prospettive per la ex Ilva? Da una parte vi è senza dubbio il rallentamento del commercio mondiale anche se i mesi di marzo e aprile – quelli con il lockdown più pervasivo – sono quelli in cui Arcelor Mittal è ricorsa meno agli ammortizzatori sociali, evidentemente sfruttando il fermo di qualche competitor diretto. Dall’altra, restano i problemi relativi alla crisi del settore auto – aggravatasi con la pandemia – e alla concorrenza cinese e turca. Ciò spiega le difficoltà che il colosso della siderurgia ha incontrato nel 2020.



Vi sono però responsabilità del Governo che ne rallentano la ripresa. Intanto, a marzo di quest’anno veniva finalmente risolto il contenzioso esploso con la revoca dello scudo penale. Mittal ritirava la sua volontà di recedere e il Governo si impegnava a realizzare investimenti green senza i quali, dal 1° dicembre 2020, Mittal potrebbe lasciare l’Italia esercitando una clausola rescissoria di 500 milioni di euro.

Proprio nelle ultime ore, a tal proposito, il ministro Roberto Gualtieri ha rilanciato l’idea della produzione a gas (idrogeno, tecnologia DRI), molto costosa – è ciò in cui il Governo si è impegnato – ma in grado di avviare la grande fabbrica verso un vero percorso di sostenibilità ambientale. Poco dopo, il responsabile del Mise Stefano Patuanelli – che ha convocato i sindacati per oggi pomeriggio – ha detto che la produzione a gas non è un’ipotesi concreta. Al di la del fatto che sarebbe il caso che i due ministri si confrontassero prima di parlare in modo fantasioso come almeno uno dei due ha fatto, facciamo qui un paio di considerazioni di merito.



In primis, se il Governo non chiarisce le sue intenzioni con Arcelor Mittal – cosa vuol fare, quanto vuole investire e che quota vuole di Arcelor Mittal Italia – il player franco-indiano farà sempre più rallentare lo stabilimento, producendo acciaio altrove e andando verso il recesso a dicembre. È auspicabile che non si verifichi questo scenario perché non sarà semplice trovare un altro player privato.

In secondo luogo, nel siparietto Gualtieri-Patuanelli, che auspichiamo si spieghi sulla base del fatto che le priorità nelle ultime ore erano altre, il titolare del Mef ha ragione. Lo stabilimento dell’ex Ilva va indirizzato verso una sua evoluzione green. A Taranto vi e uno dei distretti industriali più importanti d’Europa, con vicino un porto strategico. Non solo va rilanciato con le risorse del Recovery Fund – il cui fine è il rilancio delle produzioni anche in un’ottica green – ma potrebbe anche diventare una delle operazioni più interessanti del Green New Deal tanto caro a Ursula von der Leyen e a Giuseppe Conte.

La scadenza elettorale alle spalle permette ora al Governo di dedicarsi ai dossier urgenti. Questo è uno di quelli. È l’ultima chiamata per l’ex Ilva e, questa volta, non si può sbagliare.

Twitter: @sabella_thinkin

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