IL CASO ILVA. Mentre la vicenda Tav apre nuovi scenari per quel che riguarda la vita dell’esecutivo, il consiglio dei Ministri di martedì ha approvato alcuni decreti, per esempio il cosiddetto dl crisi aziendali, e reso così più vicina una possibile restart per alcuni casi – tra cui i celebri Whirlpool e Blutec – che rendevano inquieti da tempo lavoratori e loro rappresentanti.
Nella stessa circostanza è stato affrontato il caso Ilva, la cui situazione non è ancora del tutto definita, tanto da far dire a Rocco Palombella – segretario generale Uilm che nell’acciaieria di Taranto ha trascorso 30 anni della sua vita – “c’è una bomba sociale che sta per esplodere, servono misure urgenti”.
Effettivamente i numeri sono tali che se Mittal dovesse davvero abbandonare l’Italia, di bomba sociale si tratterebbe. Anche se, come proseguirà la vicenda – il cui nodo della questione è la cosiddetta immunità penale – è ancora da capire. La decisione sull’Ilva presa dal Governo – in linea con quanto avevamo già previsto e anticipato – sembra essere quella di introdurre un piano di tutele legali “a scadenza” strettamente vincolato al rispetto del piano ambientale secondo precise prescrizioni. Quindi, solo se l’azienda rispetterà tempistiche, criteri e modalità di esecuzione del piano ambientale potrà usufruire delle tutele, mentre non è prevista alcuna immunità sulle norme a tutela della salute e della sicurezza del lavoro.
Questo è il risultato di incontri riservati tra azienda e tecnici del ministero che negli ultimi due mesi sulla questione hanno lavorato con particolare impegno. In buona sostanza, lo scudo penale sarà circoscritto alle sole operazioni di attuazione delle prescrizioni fissate dall’Autorizzazione integrata ambientale (Aia); la scadenza finale è il 2023, ma ogni reparto dell’area a caldo della fabbrica ha una sua data entro cui deve essere adeguata all’Aia. Sarà così garantita l’immunità per eseguire i lavori nei limiti definiti dal cronoprogramma, anche se Di Maio continua a dire che di tale l’immunità penale Arcelor Mittal è stata privata: “Se qualcuno pensava di riprendersi l’immunità rimarrà deluso – ha detto il Ministro – ma io non do l’immunità a chi ricatta i lavoratori e l’Italia”.
Per usare una metafora, ciò che è uscito dalla porta è rientrato dalla finestra. Per dare l’idea di quanto il bluff del ministro a cinque stelle sia evidente, basta considerare le parole di Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dei Verdi: “Di Maio ha compiuto l’ennesima sceneggiata. Niente è cambiato, tutto è rimasto come prima, ovvero con immunità penale garantita ai gestori del siderurgico tarantino. Ma Di Maio e gli eletti del M5S provano almeno un po’ di vergogna per aver tradito le loro promesse elettorali?”.
Come abbiamo più volte detto, non si va lontano soltanto cavalcando i problemi degli elettori senza dare loro delle soluzioni. Ma i nodi stanno ora venendo al pettine. Resta tuttavia aperto il futuro dell’Ilva e della nostra industria siderurgica.
Twitter: @sabella_thinkin