La vicenda Ilva di tanto in tanto è attraversata da episodi di tensione. ma, del resto, non può essere altrimenti, considerata la complessità dell’operazione e la ferita che la grande fabbrica rappresenta per il territorio tarantino. Chiaro che non appena vi è qualche criticità – cosa che in un’operazione del genere è all’ordine del giorno -, questa rischi di diventare elemento rumoroso e divisivo.
ArcelorMittal e sindacati si sono incontrati ieri a Taranto dopo che l’azienda aveva comunicato nei giorni scorsi la volontà di ricorrere allo strumento della cassa integrazione ordinaria per 13 settimane, a partire dai primi di luglio, per circa 1.400 lavoratori. A dire il vero, vi sono anche ripercussioni per gli altri stabilimenti d’Italia dove si utilizzeranno piani di smaltimento ferie per far fronte alla riduzione dei volumi produttivi.
Considerato che per il 10 di giugno è da tempo in programma al Mise un incontro per valutare l’implementazione degli accordi e l’andamento della restart, evidentemente l’azienda ha voluto mettere le mani avanti circa questo calo della produzione che, in una nota, ha giudicato momentaneo per via della ciclicità del mercato dell’acciaio, la cui contrazione è naturalmente registrata a livello europeo, sia in ragione della crisi dell’auto in particolare, ma anche per effetto dell’importazione di acciaio da Paesi terzi, Turchia e Cina soprattutto.
A ogni modo, ieri l’incontro con i sindacati si è concluso con un nulla di fatto perché questi hanno rigettato la richiesta di Mittal. Le Parti si riaggiorneranno a Taranto il giorno 11 giugno, ma, nel frattempo, il giorno 10 si vedranno al Mise per fare il punto sull’accordo del 6 settembre scorso, sia per quanto concerne i volumi produttivi, sia per quanto riguarda il processo di ambientalizzazione e di bonifica del territorio.
Proprio in questi giorni, inoltre, il V Rapporto dello studio epidemiologico Sentieri, pubblicato online da Epidemiologia e prevenzione, rivista dell’Associazione italiana di epidemiologia, ha reso noto che nel Sin (Sito di interesse nazionale) di Taranto “la mortalità generale e quella relativa ai grandi gruppi è, in entrambi i generi, in eccesso. Nella popolazione residente risulta in eccesso la mortalità per il tumore del polmone, mesotelioma della pleura e per le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare per le malattie respiratorie acute tra gli uomini e quelle croniche tra le donne”. Nel periodo di riferimento (2002-2015) considerato dall’aggiornamento dello Studio epidemiologico Sentieri, si evidenziano 173 casi di tumori maligni nel complesso delle età considerate (0-29 anni), dei quali 39 in età pediatrica e 5 nel primo anno di vita.
La città di Taranto è naturalmente sofferente e tutte le volte che arrivano aggiornamenti come questi vorrebbe la chiusura di Ilva. Ma la missione di politica e sindacati è anche quella di accompagnare operazioni complesse, cercando di far comprendere ai cittadini – nella fattispecie – che Ilva è il passato e che Mittal è il futuro. E che questo futuro per Taranto è una speranza, non solo occupazionale ma anche ambientale.
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