Si è concluso ieri a tarda sera l’incontro tra Governo e ArcelorMittal. Da una parte vi era il Presidente Conte con i Ministri Gualtieri e Patuanelli, dall’altra il sig. Lakshmi Mittal e suo figlio Aditya. Si è aggiunta poi l’ad Lucia Morselli. Al termine del vertice, il Premier Conte ha parlato con i giornalisti presenti per pochi minuti sottolineando pochi ma importanti punti: 1) Mittal è disponibile a un’interlocuzione; 2) l’obiettivo è un nuovo piano industriale con nuove soluzioni produttive con tecnologie ecologiche e massimo impegno nel risanamento ambientale; 3) si ipotizza una pausa al processo all’azienda se gli impianti non verranno spenti.



La riunione è stata lunga, segno che il Governo ha cominciato a offrire a Mittal delle nuove condizioni per il proseguo dell’investimento. In sintesi, siamo lontani dalle dichiarazioni di qualche giorno fa del tipo “gli indiani non possono venire nel nostro Paese a dettare legge” e “sarà guerra di sovranità”. E, naturalmente, a queste condizioni l’azienda è interessata. Quali possono essere? Sicuramente la reintroduzione dello scudo penale – elemento su cui Mittal aveva già avuto rassicurazioni e conditio sine qua non del negoziato – e una riduzione dei livelli occupazionali, fattore su cui il Premier Conte – che in questi giorni ha interloquito telefonicamente con il sig. Mittal – già aveva fatto intendere all’azienda la disponibilità del Governo a trovare soluzioni.



Per quanto riguarda un nuovo piano industriale con nuove soluzioni produttive con tecnologie ecologiche e massimo impegno nel risanamento ambientale, come già scritto su queste pagine, la prospettiva è quella sintetizzata dal Ministro Patuanelli qualche giorno fa: “Area a caldo nel breve periodo e poi decarbonizzazione”. Lo stabilimento è a ciclo integrale per cui non può essere decarbonizzato dall’oggi al domani e l’attuale piano industriale non ha previsto la decarbonizzazione dell’impianto. Per quanto riguarda gli impegni che un anno fa l’azienda ha sottoscritto con il ministero dell’Ambiente, secondo lo stesso ministero sono al momento rispettati. Inoltre, procede il progetto del polo del consumo dell’acciaio che vede Cdp come capofila e il coinvolgimento di società a partecipazione pubblica come Fincantieri e Finmeccanica. Questo è molto importante perché non solo è perno di un nuovo progetto industriale, ma è plausibile che possa ammorbidire anche il problema degli esuberi. Vi sarà poi da trovare un’intesa anche con i sindacati: è ragionevole pensare, quantomeno, che Conte non stia sottovalutando questo aspetto.



Vi è, infine, il problema giudiziale che non è di poco conto, visto che si ipotizza persino che Mittal abbia pilotato la crisi dell’ex Ilva. Senza una tregua delle procure che indagano – che sono due (Taranto e Milano) e che rischiano persino di andare in contraddizione l’una con l’altra – è difficile che si possa proseguire con un nuovo progetto industriale. Conte ha assicurato che il Governo chiederà ai commissari di acconsentire a una breve dilazione dei termini giudiziari in modo da ottenere il rinvio dell’udienza a condizione che Mittal assicuri il normale funzionamento degli impianti. Nessuna delle due parti ha interesse ad alzare lo scontro, auguriamoci che la magistratura sia rispettosa di questi intendimenti. Lo stesso intervento del Presidente della Repubblica va letto in quest’ottica.

Se questo complesso negoziato proseguirà nel modo giusto, lo vedremo a stretto giro: il 4 di dicembre, contrariamente a quanto dichiarato, l’azienda non lascerà, ma proseguirà il suo impegno nell’ex Ilva. C’è da stare molto attenti alla data del 13 dicembre: è, a oggi, la data ultima per mettere a norma l’altoforno 2. Tuttavia, Mittal ha da tempo fatto sapere che entro quella data non riuscirà a ottemperare alle richieste della magistratura. Le soluzioni a questo problema sono 3: o la magistratura proroga la scadenza del 13 dicembre; o viene reintrodotto lo scudo penale; o l’altoforno 2 viene spento. Di sicuro, l’altoforno 2 non sarà spento…

Twitter: @sabella_thinkin

Leggi anche

ILVA/ Un piano, una proposta e i nodi da sciogliere per il GovernoILVA/ E quel ruolo dello Stato che non smentisce la dottrina DraghiDALL'ALITALIA A WHIRLPOOL/ Tutte le crisi aziendali che Conte ha lasciato in eredità