Maratona della procura di Taranto nel maxi processo per il presunto disastro ambientale causato dall’Ilva durante la gestione Riva, tra il 1995 e 2013. Il pm Mariano Buccoliero sta parlando in aula da oltre 30 ore, come riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno. Inizialmente erano state programmate sei udienze, ma probabilmente ne serviranno altre tre la prossima settimana. Peraltro, dal sesto giorno di requisitoria, sta emergendo una verità a dir poco agghiacciante: per anni sono stati taroccati i controlli sui fumi inquinanti, ma si parla anche di conseguenze gravi dell’inquinamento sulla salute di cittadini e lavoratori.



Questi alcuni dei temi trattati dal pm di Taranto, che ha passato in rassegna alcune delle testimonianze raccolte in cinque anni di dibattimento sulle minacce perpetrate per incutere timore e ottenere omertà affinché ciò che accadeva dentro la fabbrica non uscisse all’esterno. Senza contare i campioni di analisi preparati in laboratorio, con quelli «scomodi» che venivano distrutti. Il pubblico ministero ha parlato di giochi di prestigioso per «far sembrare paradiso ciò che in realtà era un inferno».



“ILVA, DATI FALSI PRIMA DEL SEQUESTRO”

«Ilva ha trasmesso dati ambientali tutti falsi prima del sequestro degli impianti», ha dichiarato il pm Mariano Buccoliero in aula. E non si dice neppure stupito che ciò sia accaduto. «Questo non ci meraviglia. Sono state falsificate tutte le analisi per trasmettere una cokeria ad emissioni zero». Le sostanze pericolose però sono calate solo dopo il sequestro degli impianti, avvenuto nel 2013. Il pm ha ricordato che i dati sulle emissioni passavano dallo stabilimento ad Arpa sulla base di autocontrolli. «Tutto dipendeva dall’onestà di Ilva, sulla quale ci permettiamo di avere qualche dubbio», ha ironizzato il pubblico ministero. Questi descrive lo stabilimento dal punto di vista delle prestazioni ambientali come quello di 60 anni fa. «Si erano fatti interventi solo per migliorare la produzione». Per l’accusa prima bisognava fermare gli impianti, poi rifarli e applicare le migliorie tecnologiche. Il pm Buccoliero ha anche ricordato che gli inquinanti di Ilva – cioè diossina, Ipa, benzene, Pcb – «costituivano un serio pericolo per la popolazione e i lavoratori esposti». Quella che emerge è una fotografia impietosa della situazione di inquinamento diffuso e rischio sanitario a Taranto. Il maxi processo “Ambiente svenduto” ha 47 imputati (44 persone e 3 società) tra ex proprietari e dirigenti della fabbrica, oltre ad alcuni politici, tutti accusati di aver consentito a Ilva di inquinare.

Leggi anche

SINDACATI E POLITICA/ Ai o settori in crisi, i lavoratori chiedono realismo e tutele, non referendum