L’Imam di Bologna, Zulfiqar Khan, espulso dall’Italia lo scorso ottobre per motivi di sicurezza nazionale dopo che aveva pronunciato frasi estremiste a supporto del terrorismo radicale islamico, è tornato a parlare in video dal Pakistan minacciando questa volta il giornalista di guerra Fausto Biloslavo, accusandolo di essere un “falso corrotto al servizio del regime di Netanyahu“, a causa di un servizio andato in onda dal Libano in collegamento con la trasmissione Quarta Repubblica, nel quale l’inviato aveva sottolineato la giusta decisione del ministro Piantedosi di aver allontanato un “cattivo maestro capace di influenzare negativamente i giovani musulmani con le idee estremiste della guerra santa“.
A parlarne era stato lo stesso Biloslavo, che oggi ha pubblicato anche un articolo sul quotidiano Il Giornale, per sottolineare le gravi parole pronunciate dall’Imam nei suoi confronti, in particolare le accuse di essere “un falso giornalista che fa falsi servizi” facendo intuire anche che sia stato prezzolato dallo Stato ebraico per appoggiare il “terrorismo israeliano“.
Imam di Bologna, le minacce in diretta dal Pakistan dopo l’espulsione dall’Italia: “Daremo la caccia ai giornalisti corrotti e peccatori”
Zulfiqar Khan, l’imam radicale espulso da Bologna, che ora continua a pubblicare video sui social dal Pakistan, nei quali prosegue con l’indottrinamento dei giovani musulmani invitandoli a perseguitare e “togliere le maschere false dalle facce dei lupi e dei corrotti che stanno portando sedizione sulla terra“, un peccato che definisce “peggiore dell’omicidio“, ha minacciato non solo Biloslavo per il servizio dal Libano, ma anche tutta la categoria dei giornalisti che raccontano i fatti delle guerre non conformandosi alle posizioni radicali islamiche.
Come afferma lo stesso autore dell’articolo: “L’imam espulso vuole giornalisti a senso unico, che non raccontano, come ho cercato di fare fin dal 7 ottobre, tutti i fronti in lotta senza paraocchi“. Prima di questo episodio, come ricorda Biloslavo, la minaccia di morte era arrivata anche da parte di Al Qaida, che aveva inserito il suo nome nella lista delle persone da rapire in Medio Oriente.