Nigeria, 23 giugno 2018. Un gruppo di pastori musulmani attacca armi alla mano il villaggio di Nghar in Nigeria. Il paese africano da anni è vittima della persecuzione anti cristiana di gruppi di radicali islamici vicini a al Qaeda, che vogliono cacciarli dai territori del nord del paese dove la maggioranza della popolazione è musulmana. Quel giorno, appena finite le sue preghiere di mezzogiorno, l’imam della piccola comunità Abubakar Abdullah sente gli spari ed esce di casa: vedono che è in atto una vera e propria caccia ai cristiani. Immediatamente l’uomo si mette a chiamarli e in pochi minuti ne nasconde ben 262 nella moschea e a casa sua. Dopo, esce fuori a mani nude fronteggiando gli aggressori e proibendo loro di entrare nella moschea e offrendosi al posto dei cristiani come vittima sacrificale. Nessuno osa entrare nella moschea, e sebbene quel girono saranno 84 i cristiani uccisi per le strade della città, il conto sarebbe stato più alto senza il coraggioso imam.



PERSECUZIONE E CONVIVENZA

Oggi il Dipartimento di stato americano ha consegnato all’uomo di 83 anni un premio prestigioso, “The International Religios Freedom Award” per aver nascosto e salvato la vita a centinaia di cristiani. Un gesto che la dice lunga come tra i musulmani ci siano molte persone ricche di senso della carità, pronte a rischiare la propria vita per salvare quella dei cristiani, nonostante la furia omicida di musulmani radicali estremisti. Un gesto che andava giustamente celebrato, quello dell’imam e che si spera giunga a quanti più musulmani possibile e che dice che una convivenza è possibile. Negli stati stati di Benue, Plateau, Taraba e Kaduna in Nigeria, negli ultimi tre anni sono stati uccise 3641 persone, quasi tutti cristiani.

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