Undici medici dell’Humanitas di Rozzano, nel Milanese, sono stati indagati nell’ambito di una nuova inchiesta sulla morte di Imane Fadil, testimone chiave nel caso Ruby e morta per aplasia midollare il primo marzo 2019 dopo un ricovero di oltre un mese. L’indagine in corso è per omicidio colposo a carico dei professionisti i cui nomi sono finiti nel registro degli indagati e, come spiega il quotidiano La Stampa, questo rappresenta un passaggio obbligato in vista di una nuova consulenza che permetterà di accertare, come ordinato dal gip nelle nuove indagini, se esiste realmente un nesso tra la morte della modella marocchina 34enne ospite delle cene eleganti di Arcore e la “condotta dei sanitari” e se la “malattia” poteva essere diagnosticata in tempo.
L’iscrizione degli undici nomi è stata decisa in questi giorni dalla procura di Milano. L’indagine, spiega Repubblica.it, è stata affidata al pm Luca Gaglio del dipartimento dell’Aggiunto Tiziana Siciliano e nasce dal respingimento della richiesta di archiviazione siglato dal gip Alessandra Cecchelli nelle scorse settimane. La stessa aveva fissato un termine di sei mesi per il compimento di ulteriori indagini sulla morte della donna.
MORTE IMANE FADIL, 11 MEDICI HUMANITAS INDAGATI PER OMICIDIO COLPOSO
In una nota Humanitas ha voluto esprimere la “ferma convinzione dell’assenza di responsabilità a carico dei professionisti che si sono prodigati nelle cure di Imane Fadil, esprimendo un’altissima competenza professionale e appropriatezza delle cure”. In seguito alla decisione del Gip, ha proseguito la nota, “gli avvisi di Garanzia ora emessi dalla Procura consentiranno ai sanitari coinvolti di meglio dimostrare la linearità dei loro atti, anche grazie al contributo di propri consulenti tecnici”. L’Istituto si è sin da subito messo a disposizione della magistratura fornendo sempre tutti i chiarimenti del caso al punto che, ricorda ancora Humasitas, “i PM avevano chiesto l’archiviazione del caso non ravvisando alcuna colpa medica”. Imane Fadil era morta presso la clinica milanese in seguito ad una aplasia midollare associata a un’epatite acuta, un’entità clinica estremamente rara e grave. In un primo momento si era sospettato una morte per avvelenamento, ipotesi poi successivamente esclusa.