“Nessun responsabile” per la morte di Imane Fadil, testimone chiave nella vicenda ‘Ruby’ deceduta il 1° marzo 2019 dopo un lungo ricovero. Lo avrebbe stabilito il gip di Milano poche ore fa, secondo quanto riporta Ansa, nelle motivazioni con cui è stata disposta l’archiviazione dell’inchiesta che vedeva indagati 12 medici dell’Humanitas. Il fascicolo era stato aperto per omicidio colposo. Il giudice per le indagini preliminari del capoluogo lombardo avrebbe infine accolto la richiesta formulata dal pm chiudendo il caso dopo circa 3 anni dall’avvio delle indagini.
Il decreto di archiviazione sarebbe stato depositato alcuni mesi fa, nel giugno scorso secondo la stessa agenzia di stampa, ma la notizia sarebbe emersa soltanto nelle ultime ore. Dietro la morte di Imane Fadil, inizialmente si era profilato il sospetto di un avvelenamento. A firmare l’atto che chiude l’inchiesta sarebbe stato lo stesso giudice, scrive Adnkronos, che respinse la prima istanza di archiviazione per disporre un supplemento di indagini volto a chiarire se fosse possibile una diagnosi più tempestiva – Imane Fadil sarebbe morta dopo una lunga agonia per una rara aplasia midollare – e se il decesso si potesse così evitare. A chiedere gli ulteriori approfondimenti erano stati i legali della famiglia dell’ex modella.
Archiviazione caso Imane Fadil: per il giudice nessuna responsabilità dei medici
La decisione del gip sarebbe stata notificata a giugno, ma resa nota soltanto ora. Il decreto di archiviazione chiude così il caso Imane Fadil per quanto riguarda l’ipotesi di una responsabilità dei medici, esclusa dal giudice per le indagini preliminari di Milano dopo l’ulteriore fase di indagini. Dopo che lo stesso gip aveva chiesto di effettuare ulteriori accertamenti, come sollecitato dalla famiglia dell’ex modella, i consulenti incaricati dalla Procura, riporta ancora Ansa, avrebbero risposto ai quesiti sollevati in merito alla morte di Imane Fadil.
Nella consulenza prodotta, il team di esperti guidato dal medico legale Cristina Cattaneo avrebbe stabilito quanto segue: “Non si ravvede alcuna responsabilità professionale da imputare sotto il profilo penalistico a carico dei sanitari intervenuti“. Alla luce dei dati acquisiti e sottoposti ad accertamenti, sulla morte di Imane Fadil, secondo il pool, non sarebbero presenti elementi capaci di stabilire “senza dubbio” che una differente “gestione clinica” della paziente avrebbe “scongiurato il verificarsi del decesso”. I consulenti, in altre parole, sarebbero giunti alla conclusione dell’assenza di un nesso tra quella che fu la condotta dei sanitari e l’evento morte nel caso Imane Fadil.