La procura di Milano ha indetto una conferenza stampa per rendere noti alla stampa i risultati del lavoro dei periti sulla morte della 34enne Imane Fadil, teste chiave nel processo Ruby. Un decesso che sarebbe stato addebitato ad una aplasia midollare anche se il pm oggi, nell’ambito della stessa conferenza stampa, ha voluto in parte “giustificare” l’iniziale complottismo sulla morte della giovane donna facendo ascoltare il file audio in cui la stessa Imane parlando con il suo legale spiegava: “Sentivo che volevano avvelenarmi e farmi fuori”. Tutto ciò avveniva poco prima del suo decesso avvenuto lo scorso marzo. Nel corso della stessa conferenza, come spiega l’Ansa, i pm milanesi hanno anche escluso responsabilità mediche anche se la famiglia intende comunque presentare opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata oggi. La strada della difesa “non è quella di un avvelenamento ma di eventuali responsabilità di chi l’ha avuta in cura”. “L’aplasia midollare associata a epatite acuta costituisce un’entità clinica estremamente rara e di estrema gravità in cui l’esito infausto è purtroppo frequente sia come conseguenza dell’insufficienza epatica che di quella emopoietica”, hanno tuttavia spiegato i consulenti medici. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



PM MILANO “MORTA PER APLASIA MIDOLLARE”

L’inchiesta per omicidio volontario aperta dalla procura di Milano e relativa alla morte di Imane Fadil, modella marocchina e testimone nei processi Ruby, si avvia verso la sua archiviazione. E’ questa l’ultima notizia che trapela oggi, come riferisce Il Fatto Quotidiano, anche se la famiglia della giovane donna 34enne morta lo scorso marzo si opporrà alla richiesta della procura milanese. Imane sarebbe stata uccisa ma da una aplasia midollare che può essere congenita o acquisita in seguito all’esposizione a sostanze chimiche, radiazioni ionizzanti o virus. Stando a quanto riferito dal procuratore capo Francesco Greco, la consulenza medico legale avrebbe fornito un risultato “piuttosto sicuro”sul decessi avvenuto “per malattia”, sebbene continua a valere il mistero attorno alle cause che hanno generato la patologia e che “possono essere molteplici, da un’infezione ad altre”. In passato fu anche presa in considerazione l’ipotesi “dell’avvelenamento da cianuro”, alla luce degli esiti sulla presenza di metalli pesanti e radioattività ma soprattutto della telefonata fatta dalla giovane al suo legale poco prima della morte, nella quale diceva: “Sentivo che volevano avvelenarmi e farmi fuori”.



IMANE FADIL, PROCURA MILANO CHIEDE ARCHIVIAZIONE INCHIESTA

Secondo quanto riferito dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, dai primi accertamenti eseguiti su un campione di urine era stato “individuato un movimento positivo relativo alle onde alfa con una frequenza radioattiva vicina a quella del polonio” ma i successivi esami hanno escluso tracce di radioattività. Nel ripercorrere le tappe dell’inchiesta sulla morte di Imane Fadil è stato anche ribadito come tutti gli organi della ragazza contenessero “in quantitativi elevati una sostanza tossica, la piridina”. Escluse dai pm anche le responsabilità mediche. Adesso però, i familiari della giovane non escludono di presentare opposizione alla richiesta di archiviazione. “Leggeremo le conclusioni con i nostri consulenti, rilevo però che già da queste conclusioni emerge che le scelte terapeutiche non sono state consone con la diagnosi fatta”, è stato il primo commento a caldo dell’avvocato Mirko Mazzali, che assiste i familiari di Fadil. “Questo è un elemento di valutazione rispetto a eventuali responsabilità di tipo medico che sono state escluse comunque dalla consulenza, ma questo è un inizio di un ragionamento che possiamo fare. Le scelte terapeutiche, lo dicono gli stessi consulenti, non sono state azzeccate in qualche misura e quindi questo ci lascia possibilità di valutare le mosse future”, ha proseguito.

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