Dal 1° luglio utilizzare carta e cartone per gli imballaggi diventerà più vantaggioso. Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi, ha annunciato che da quella data sarà più che dimezzato il contributo ambientale relativo ai packaging realizzati con queste materie, che quindi passerà dagli attuali 55 euro/tonnellata a 25 euro/tonnellata.
Una decisione importante, che promette di avere positivi riflessi su un sistema Paese sempre più orientato verso politiche green. Come racconta il Direttore Generale del Consorzio, Walter Facciotto.
Che cos’è il contributo ambientale Conai?
Il contributo ambientale rappresenta la forma di finanziamento grazie al quale il Consorzio sostiene gli oneri economici necessari al raggiungimento degli obiettivi di legge di riciclo e recupero dei rifiuti di imballaggio, imposti dall’Unione europea e recepiti dalla legislazione italiana. Le imprese consorziate lo versano a Conai che in qualsiasi condizione di mercato, tramite i Consorzi di filiera, assicura il ritiro dei rifiuti di imballaggio raccolti in modo differenziato dai Comuni convenzionati con il sistema consortile alle condizioni previste dall’accordo nazionale con l’Anci, l’associazione dei Comuni italiani.
Perché si è scelto di ridurre di oltre il 50% quello relativo agli imballaggi in carta e cartone?
La variazione in diminuzione del contributo per gli imballaggi in carta e cartone è dovuta soprattutto a due fattori: l’aumento dei valori di mercato della materia prima seconda – con l’inizio del 2021 le quotazioni economiche della carta ottenuta da riciclo hanno registrato un significativo rialzo, con un impatto positivo sui ricavi consortili da vendita dei maceri – e un riequilibrio sui consumi interni di carta da macero per circa un milione di tonnellate, grazie all’apertura di tre nuove cartiere, che ha contribuito a rendere ancora più appetibile la carta da riciclo, allontanando l’ipotesi di una flessione nei suoi valori di mercato. Una situazione economica positiva che mette Comieco, il Consorzio Nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica, parte del sistema Conai, nella condizione di continuare a garantire le attività di raccolta e gestione dei rifiuti di imballaggio in carta e cartone anche con un contributo ambientale più che dimezzato.
Quali implicazioni avrà questa decisione, che per sua natura è destinata a coinvolgere direttamente il settore agroalimentare?
In generale, la riduzione del contributo ambientale porterà un notevole risparmio per gli utilizzatori di questo tipo di packaging, che potrà raggiungere i 135 milioni di euro, su un immesso al consumo pari a 4,5 milioni di tonnellate. Ma non solo. Le prospettive potrebbero riservare anche ulteriori vantaggi. Ricordo infatti che a partire dal 2022 entrerà in vigore anche la cosiddetta diversificazione contributiva per gli imballaggi poliaccoppiati a prevalenza carta diversi da quelli realizzati per contenere liquidi. I poliaccoppiati sono imballaggi multi-materiali, ossia costituiti da più strati: carta e plastica o carta e alluminio, o entrambi. Questa tipologia di imballaggi sarà divisa in quattro fasce, per le quali il contributo ambientale sarà modulato a seconda dell’effettiva riciclabilità dell’imballaggio stesso.
Che cosa comporterà la riduzione del contributo per il consumatore?
Come è noto, il sistema italiano di gestione dei rifiuti di imballaggio è basato su due principi: chi inquina paga e responsabilità condivisa. Ciò significa che esiste una responsabilità solidale fra tutti i soggetti della filiera: i cittadini consumatori sono tenuti a fare correttamente la raccolta differenziata domestica; i Comuni devono organizzarla fornendo chiare indicazioni su come conferire i rifiuti di imballaggio; il sistema consortile – segnatamente Conai e i Consorzi di Filiera – è tenuto a garantire l’avvio a riciclo del materiale conferito. Parallelamente le imprese sono impegnate a produrre imballaggi sempre più ecocompatibili e, attraverso le attività di eco-design, più riciclabili. Se ogni anello di questa catena si assumerà la sua parte di responsabilità ci avvieremo verso una piena realizzazione della cosiddetta “economia circolare“, nell’ambito della quale non si parlerà più di rifiuti, ma di materie prime che potranno essere re-introdotte nel ciclo produttivo, con innegabili benefici ambientali ed economici, anche per i cittadini consumatori.
(Manuela Falchero)
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