Il messaggio che gli imprenditori non vogliano la transizione ecologica non può passare per Maurizio Marchesini, Vice Presidente di Confindustria per le Filiere e le Medie imprese. «Non è affatto così, il mondo delle imprese è consapevole che debba essere realizzata». Ne parla al Sole 24 Ore, spiegando che ciò che viene contestato «è l’impostazione ideologica della Ue, che danneggia il sistema produttivo, con conseguenze economiche e sociali». Per Marchesini si sta percorrendo una strada sbagliata, «senza evidenze scientifiche e soprattutto non si raggiungono gli obiettivi ambientali». Per quanto riguarda il regolamento europeo sugli imballaggi, che l’Unione sta per varare, «avrebbe un impatto devastante sulle nostre filiere produttive, dall’agroalimentare, alla farmaceutica, all’automotive, mettendo a rischio milioni di posti di lavoro».



In merito alla scelta di optare per il riuso al posto al posto del riciclo, secondo Marchesini «ci farebbe tornare indietro di cinquant’anni nel nostro stile di vita». Il Vice Presidente di Confindustria per le Filiere e le Medie imprese ricorda che «senza industria non c’è Europa» e che il suo approccio ideologico nei confronti della transizione ambientale «finisce per penalizzare il sistema industriale e la competitività Ue, che sta già arretrando, lasciando spazio ad altri paesi extraeuropei». Pertanto, anche se vengono condivisi gli obiettivi, vanno raggiunti con il mondo imprenditoriale. «Ideologia e burocrazia ostacolano la crescita e lo sviluppo sostenibile».



“STUDIO PRESENTATO DAL TRILOGO SCONFESSA VOTO”

In vista del Trilogo definitivo (riunione tra Parlamento, Consiglio e Commissione), c’è preoccupazione. Maurizio Marchesini non la nasconde. «Durante la precedente riunione del Trilogo il commissario Virginijus Sinkevicius è intervenuto citando uno studio di cui nessuno era a conoscenza elaborato dal Joint Research Center, società della Commissione Europea, in cui emergerebbero elementi a favore del riuso contro il riciclo». Al Sole 24 Ore chiede che questo studio venga reso pubblico, se c’è davvero, per essere discusso nelle sedi istituzionali competenti. «In ogni caso presentarlo quando sono già state prese decisioni da parte del Parlamento europeo non è corretto prima di tutto nei confronti del Parlamento stesso», aggiunge al Vice Presidente di Confindustria per le Filiere e le Medie imprese.



Il testo votato è giudicato «sfidante» per l’industria, perché «richiede impegno», ma «questo voto così netto sarebbe sconfessato dallo studio presentato nel Trilogo». La sensazione di Marchesini è che si voglia accelerare e usare il risultato anche ai fini elettorali. «Niente di più sbagliato per un argomento come questo che impatta in modo deciso sulle nostre filiere e anche sui comportamenti delle persone».

“RISCHIAMO DI TORNARE INDIETRO DI 50 ANNI”

A tal proposito, il Vice Presidente di Confindustria per le Filiere e le Medie imprese evidenzia che «il packaging permette la conservazione dei cibi e questo, oltre a ridurre lo spreco alimentare, ha proprio rivoluzionato il modo di fare la spesa». Di conseguenza, limitando drasticamente l’uso dei prodotti confezionati «sarebbe come tornare indietro di 50 anni e nessuno sarebbe disposto a farlo». Ma senza neppure centrare l’obiettivo ambientale, visto che «con il riuso ci sarebbe anche un aumento di Co2».

Marchesini ricorda anche anche la direttiva sul controllo di sostenibilità lungo le filiere (CSDDD) penalizza l’industria. «Si dimentica troppo spesso che l’industria è il motore della crescita». Per diffondere consapevolezza sul tema ambientale lungo le filiere servono tempi e modi adeguati. «Dobbiamo avere chiaro che con questa impostazione ideologica danneggiamo noi stessi, lasciamo spazio ad altre nazioni extraeuropee e mettiamo a repentaglio posti di lavoro e tenuta sociale. In Italia e in Europa».