Dopo il recente – gravissimo – furto di ostie alla Chiesa della Migliarina, la comunità cattolica di Viareggio è finita nuovamente vittima dell’ennesimo insensato attacco da parte (questa volta) di un extracomunitario che più di un mese fa ha imbrattato le pareti della chiesa della Resurrezione al Varignano con una serie di scritte con le quali inneggiava ad Allah e Maometto: un episodio che sconvolse l’intera comunità e che aveva portato a lunghe ed approfondite indagini da parte delle autorità di Viareggio che – alla fine – hanno permesso recentemente di individuare e assicurare alla giustizia il responsabile; scoprendo – ma ci torneremo – che si tratta di un irregolare in passato già soggetto di un decreto di espulsione.
Partendo dal principio, è bene ricordare che l’imbrattamento risale allo scorso 18 febbraio quando le telecamere della chiesa di Viareggio avevano catturato le immagini di un uomo extracomunitario che entrava indisturbato con un secchio di gesso in mano scrivendo sulle pareti frasi come il classico “Allah Akbar“, “Allah è sufficiente per noi ed è il miglior guardiano, che eccellente protettore e che eccellente aiuto” e “Maometto è il mio protettore e confido in lui”; tutto allentandosi altrettanto indisturbato senza destare alcuna attenzione.
Individuato il vandalo della chiesa di Viareggio: è un marocchino irregolare già oggetto di un decreto di espulsione
Già il 18 febbraio era scattata una mezza caccia all’uomo per tutta Viareggio per individuare il responsabile di un gesto – fortunatamente – non violento, ma altrettanto spiacevole che aveva destato non pochi imbarazzi al parroco don Luca Andolfi: l’uomo alla fine è stato individuato e denunciato per il reato di ‘danneggiamento aggravato’; peraltro scoprendo che si tratta di un cittadino marocchino irregolare in Italia e che già il 30 gennaio era stato portato al vicino CPR di Potenza a causa di diverse denunce – a vario titolo tra lesioni, furti e aggressioni agli agenti di polizia – per l’espulsione, salvo venir rilasciato su indicazione dei medici della struttura che lo ritennero “non idoneo” alla permanenza in struttura in virtù di non meglio precisati problemi di salute.