Imma Battaglia ha rivelato di essere stata vittima di molestie sessuali quando era bambina. La consorte di Eva Grimaldi ha scelto di parlarne per la prima volta in assoluto a “Storie Italiane”, trasmissione di Rai Uno condotta da Eleonora Daniele e andata in onda nella mattinata di oggi, mercoledì 23 febbraio 2022. Questo è stato il suo racconto, accompagnato dai suoi occhi lucidi e nei quali si leggeva un profondo dolore: “Avevo cinque anni. Io e gli altri bambini ci nascondevamo, giocavamo a nascondino. A un certo punto mi sono girata: dietro di me c’era un uomo per me altissimo, con occhi di ghiaccio, nudo, che stava facendo cosa stava facendo… Ero terrorizzata e sono scappata da mio papà”.
Raggiunto il suo genitore, Imma Battaglia non ha trovato la forza per dirgli cosa le fosse appena accaduto: “Non sono riuscita a dire nulla, mi si è bloccato tutto in gola. Da bambino non sai cosa fare… Mio padre mi guardava e io non riuscivo ad aprire bocca. Mi sentivo io responsabile, come se fosse stata colpa mia. È una sensazione terribile”.
IMMA BATTAGLIA: “DOPO LE MOLESTIE HO VISSUTO NELLA PAURA”
Nel prosieguo della sua confessione a “Storie Italiane”, Imma Battaglia, a proposito delle molestie subite da bambina, ha aggiunto: “Nel percorso che facevo per andare a scuola elementare vedevo sempre quell’uomo. Stava al bar del tabacchino… Quando lo scorgevo, puntualmente io scappavo di corsa, in quanto mi spaventavo. Sono riuscita a raccontarlo a mio padre soltanto nell’ultimo anno di vita. Purtroppo non ci sono riuscita prima. Mi sono tanto interrogata sugli uomini, ho avuto più di un episodio difficile nella mia vita. Da quella volta non ho più giocato a nascondino, ho vissuto un incubo. Avevo una paura che nemmeno posso raccontare”.
E, ancora: “Esistono reti incredibili di persone potenti nell’ambito della pedofilia e che restano impunite. Noi ci dobbiamo dire apertamente che questi strumenti tecnologici che ci hanno passato e propinato come mezzi di libertà stanno invece diventando delle prigioni, stanno diventando degli strumenti di tortura. Tutti che filmano, anche di fronte a una scena di violenza, anziché chiamare la polizia…”.