Sono trascorsi cinque anni dall’omicidio di Noemi Durini, sepolta viva a 16 anni nelle campagne leccesi sotto a un cumulo di pietre, dopo essere stata picchiata e accoltellata, come certificato dal referto autoptico. Fu il fidanzato Lucio Marzo a consentire il recupero del suo corpo, confessando l’uccisione della compagna: all’epoca dei fatti era minorenne ed è stato condannato con sentenza definitiva a 18 anni e 8 mesi di carcere.
La madre di Noemi Durini, Imma Rizzo, è tornata a parlare, scegliendo come megafono le colonne del quotidiano “La Stampa”: “La legge non tutela davvero le donne che denunciano – ha dichiarato –. Sentivo che nel ragazzo di Noemi c’era qualcosa che non andava, poi arrivò anche a picchiarla. Ho detto tutto ai carabinieri più volte. E, dopo qualche mese, si è trasformato nel suo assassino. Nessuno ha fatto niente per fermarlo, nonostante i miei appelli. Siamo state abbandonate”.
IMMA RIZZO: “SOLO A POSTERIORI HO SAPUTO CHE IL FIDANZATO DI MIA FIGLIA, NOEMI DURINI, AVEVA SUBÌTO DEI TSO””
Sempre su “La Stampa”, Imma Rizzo ha spiegato che soltanto a posteriori è venuta a sapere che il ragazzo di sua figlia, Noemi Durini, era stato sottoposto a trattamenti sanitari obbligatori: “Si arrabbiava senza motivo, iniziò anche a minacciarmi, diceva che voleva stare con Noemi e che non dovevo intromettermi. Poi, le alzò anche le mani e i carabinieri mi dissero che bisognava aspettare una comunicazione formale da parte del giudice. Alla luce di quanto accaduto, ho deciso di denunciare l’intera caserma […]. Nessuno mi ha mai chiesto scusa”.
La madre di Noemi Durini ha poi chiosato dicendo: “Sono cinque anni senza Noemi, mi chiedo dove fossero le istituzioni. Io ho sempre sostenuto che il fidanzato non può aver agito da solo. Inizialmente sono stati indagati anche i suoi genitori per occultamento di cadavere, ma poi la loro posizione è stata archiviata. Purtroppo non è stato fatto tempestivamente ciò che andava fatto. Le mie richieste non sono state ascoltate ed è finita così”.