Domenico Arcuri è tornato a parlare di Immuni, l’applicazione scelta dal governo per la Fase 2 dell’emergenza coronavirus. «Sono state 72 ore di duro e proficuo lavoro col ministero dell’Innovazione, il ministero della Salute e con la Presidenza del Consiglio», ha dichiarato il commissario straordinario all’emergenza Covid-19 nella conferenza stampa dalla sede della Protezione civile. Ha spiegato che sono stati raggiunti tre risultati importanti. In primis, c’è la garanzia che «l’infrastruttura dei dati sarà pubblica e italiana», in secondo luogo l’app Immuni «rispetterà le norme sulla privacy», poi non si limiterà a svolgere il compito di contact tracing. «Diventerà uno strumento di diario sanitario di tutti i cittadini». Quindi da strumento di informazione, si trasformerà in strumento di azione per politiche sanitarie anche da remoto. Ma Domenico Arcuri è intervenuto anche sulle polemiche degli ultimi giorni che hanno riguardato l’app Immuni.



APP IMMUNI, ARCURI RIBADISCE “NON OBBLIGATORIA”

In questi giorni è emersa infatti l’ipotesi che possano esserci delle limitazioni negli spostamenti per chi non scarica e usa l’app Immuni. Ma l’indiscrezione è stata smentita categoricamente da Domenico Arcuri in conferenza stampa oggi. Il commissario straordinario all’emergenza coronavirus ha precisato infatti che resterà un’applicazione su base volontaria. «E non sarà una patente di libera uscita». Gli italiani non verranno “costretti” ad usare l’applicazione, né dovranno essere convinti. Si punterà sull’informazione: «Lanceremo una campagna di comunicazione massiccia per cercare di incrementare la numerosità di utilizzi. L’obiettivo è spiegare, non convincere». Inoltre, si sta cercando di rendere l’app facile da utilizzare anche per coloro che hanno meno dimestichezza con le nuove tecnologie. «Stiamo pensando di facilitare l’uso, tenendo conto anche dell’anagrafe della popolazione per evitare che gli anziani abbiano difficoltà ad usarla».

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