Nel corso dell’attesa informativa di quest’oggi che il premier Giuseppe Conte aveva annunciato alla Camera e al Senato per spiegare le ultime misure del Governo per fronteggiare l’emergenza Coronavirus e in merito alla posizione italiana sul MES, è interessante il passaggio del Primo Ministro sull’app ‘Immuni’ di cui si parla da giorni. Nella mattinata di oggi il Commissario Domenico Arcuri ha spiegato che non sarà obbligatoria, come era immaginabile, ma che ci saranno una serie di incentivi nell’uso: “Il Governo intende rafforzare la strategia di mappatura dei contatti sospetti con l’utilizzo delle nuove tecnologie” ha spiegato poco fa Conte nel suo discorso, ribadendo quanto sia importante il contact tracing per individuare non solo i contatti stretti dei casi positivi ma anche per prevenire l’esplosione di nuovi focolai di Covid-19. “Un’applicazione informatica per gli smartphone è uno strumento essenziale per accelerare questo processo e l’utilizzo sarà volontario” ha precisato il premier a proposito delle parole di Arcuri, aggiungendo che chi non vorrà scaricarla non subirà affatto limitazioni nei suoi spostamenti o altro tipo di pregiudizi. (agg. di R. G. Flore)



LE PRECISAZIONI SULL’UTILIZZO DELL’APP

Dopo le parole del commissario straordinario Domenico Arcuri, sull’applicazione Immuni è arrivato il commento del premier Giuseppe Conte. Nel corso dell’informativa al Senato, l’esponente del Movimento 5 Stelle ha tenuto a precisare che l’applicazione sarà facoltativa e non, come circolato nelle scorse ore, obbligatoria. L’esecutivo, ha spiegato il presidente del Consiglio, mira al «rafforzamento della strategia di mappatura dei contatti esistenti e di teleassistenza con l’utilizzo delle nuove tecnologie». «L’applicazione sarà offerta su base volontaria, non obbligatoria, faremo in modo che chi non vorrà scaricarla non subirà limitazioni o pregiudizi», ha aggiunto Giuseppe Conte, che è poi tornato sul passaggio parlamentare invocato da numerosi partiti, sia di maggioranza che non. Ecco il commento del premier: «I capigruppo di maggioranza e minoranza saranno costantemente informati e io stesso mi riservo di riferire alle Camere».



“IMMUNI, APP CORONAVIRUS SARA’ FACOLTATIVA”

Continua senza sosta la discussione su Immuni, l’app di contact tracing per contrastare l’emergenza coronavirus e consentire una maggiore libertà di movimento dopo il periodo di lockdown. Come vi abbiamo raccontato, il Copasir è al lavoro per fare luce sui possibili rischi per la privacy, con numerosi partiti politici (Centrodestra e Pd in primis) che chiedono un passaggio parlamentare. Nelle ore dei test per la verifica su eventuali “bachi”, sono in molti a chiedersi quali informazioni private si potranno captare e se sarà obbligatorio scaricarla: a dare qualche risposta ci ha pensato il commissario Domenico Arcuri nella conferenza stampa odierna.



«Il contact tracing è una modalità per garantire che vengano in qualche modo conosciuti e tracciati i contatti che le persone hanno. E’ molto importante se qualcuno si contagia. I dati possono essere utilizzati per contenere la diffusione del Covid», ha spiegato Arcuri, che ha poi aggiunto: «Alleggerire il contenimento in tutto il mondo significa essere in grado di mappare tempestivamente i contatti delle persone».

IMMUNI, ARCURI: “ALTERNATIVA AD APP? PRIVAZIONE LIBERTA'”

E Domenico Arcuri è stato netto nel corso del punto stampa: «L’unica alternativa all’app Immuni sarebbe non alleggerire le misure, privandoci di quote importanti della nostra libertà come in queste settimane è accaduto». Il commissario ha poi evidenziato che i dati anagrafici e sanitari dei cittadini saranno conservati su una infrastruttura pubblica e italiana, anche perché «la privacy e la riservatezza dei dati è un diritto inalienabile ed irrinunciabile». Il numero uno di Invitalia ha poi ribadito nuovamente che l’applicazione non sarà obbligatoria: «Ho letto le notizie: è una farsa, la app sarà e resterà volontaria».

Intervenuto nel corso della conferenza stampa per fare il punto sull’emergenza coronavirus in Veneto, il governatore Luca Zaia ha tenuto a ricordare invece che l’alternativa all’applicazione «è mettersi sulla porta dell’ospedale e attendere che arrivino i contagiati». Il presidente veneto ha spiegato di non voler «promuovere l’applicazione, ma l’unica alternativa è attendere che arrivino i positivi». Il leghista ha poi concluso: «Se è una scelta di sanità pubblica bisogna renderla obbligatoria visto e considerato che i tecnici dicono che funziona solo se almeno il 60% della popolazione l’ha installata».