Immuni. Se ne parla da troppo tempo, ora che è arrivata manca anche la curiosità di trovarla. Non provate: siamo fin troppo pressati da app che ci succhiano dati, da regalarne altri, per giunta sanitari, ad un governo che non sa che uso farsene. Perché l’app funziona se la scaricano tutti, se chi inserisce i dati è sincero (posso dichiarare o non dichiarare il mio stato di positività al virus), e sappiamo che dato il basso numero di tamponi nel nostro paese conoscere la verità sulla protezione personale dal Covid-19 è un terno al lotto.



Capita che ti selezionino per il test, ma probabilmente non capita. Dunque, inutile. E che dai telefoni Samsung aprendo Instagram o Google immediatamente si apra il link per scaricare l’app, qualcosa vorrà pur dire: dunque, diffidare è meglio. Altro che sicurezza dei dati! Ma non è solo per questo che vale la pena dimenticarsi Immuni. Il governo aveva immaginato un logo di buon senso, identificando la donna con una mamma che abbraccia il suo bimbo, e un papà che lavora al pc, di sera. Apriti cielo, disegno sessista. Cioè: il sesso non esiste, è una scelta, fare la madre non significa occuparsi dei figli, magari saranno i padri a farli e ad essere madri… insomma, un casino.



Disegno immediatamente modificato, in nome di un politically correct che è solo nella testa dei nostri governanti, soggetti alla dittatura delle minorate: qualche lobby potente e il solito mainstream di gauchisti alla panna. Ora è la mamma che lavora al pc e il papà che si culla il pupo. Magari, voremmo dire. Ma anche no, perché se in ogni famiglia degna di questo nome oggi i padri aiutano, sostengono e condividono il lavoro delle mamme, è ben vero che la natura… – oso dire così, si potrà, in tempi di predominio scientista che la natura vuol modificarla e dirigerla? – la natura sì, vuole che siano le donne ad allattare, che piaccia o no. Che siano le donne a trasmettere, dopo i 9 mesi in seno, il più forte legame con la carne e con il cuore. Il padre ha altri compiti, altri talenti, essenziali. Ma diversi. Che si abbia paura di negare la verità, che ci si imponga una narrazione irreale, è follia, per giunta offensiva.



Vorremmo ricordare che sarebbe bello che il papà lavorasse, mentre pare che i disoccupati abbiano già toccato quota 500mila, ed è un dato purtroppo provvisorio. Che sarebbe bello le mamme potessero finalmente cullare i propri figli, dopo una giornata faticosa di lavoro lontano da casa. Se ci fosse lavoro, e tutele innanzitutto per le mamme. Guardate il dito, e non accorgetevi della luna. Guardate il logo, e dimenticatevi che significa Immuni, dopo mesi di inutili tentativi, dopo gli allerta degli esperti, dopo che grazie a Dio l’emergenza Coronavirus è finita. Finita, almeno per ora. Dunque, possiamo almeno rimandare l’app. E quel disegnino idiota che offende l’intelligenza? Credete che siamo così stupidi da far influenzare i nostri comportamenti da un logo?

Una strana idea di famiglia, titola un articolo di Chiara Gamberale. Strana sarà la sua, di idea. Nella mia la madre fa la madre, e poi lavora, non ha la crocchia grigia in testa e non vive depressa attaccata alla bottiglia. Ha ragione Gigi de Palo, presidente del Forum Famiglie (ma qualcuno si accorge che esiste un Forum delle Associazioni Familiari, al governo?): “Datelo a me quel bambino”. Da cullare, da abbracciare, da guardare. Non è un ingombro, un impiccio. La mentalità egoista e individualista, sterile, passa anche dai loghi.

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