Un recente studio cinese ha scoperto che i pazienti guariti da Covid-19 mantengono le cellule immunitarie in grado di respingere il virus per altri due anni almeno dopo l’infezione iniziale. La vaccinazione aggiornata è però essenziale per potenziare l’immunizzazione contro le varianti emergenti. La ricerca, pubblicata venerdì dalla rivista medica The Lancet Microbe, ha reclutato quasi 1.200 pazienti che sono stati infettati dal Coronavirus durante l’ondata iniziale dell’epidemia di Covid-19 che ha colpito duramente Wuhan nel 2020.
I ricercatori hanno analizzato i campioni di sangue di alcuni di loro durante tre visite di follow-up effettuate sei mesi, un anno e due anni dopo la loro dimissione dall’ospedale. Nessuno di loro aveva ricevuto vaccinazioni. Per la ricerca sono stati esaminati quattro componenti del sistema immunitario: anticorpi immunoglobulinici, anticorpi neutralizzanti e cellule B e cellule T della memoria. Sono state analizzate poi le loro risposte contro il ceppo originale più le varianti Delta e Omicron che sono emerse negli anni successivi.
Immunità Covid-19 per due anni dopo l’infezione
Lo studio ha rilevato che l’immunità contro il nuovo Coronavirus originale tra i pazienti guariti era stata mantenuta per due anni, mentre le risposte immunitarie contro i nuovi ceppi erano meno forti. Le persone guarite avevano ancora “memoria immunologica” ossia la capacità del sistema immunitario di rispondere più rapidamente alle reinfezioni, che si riflette principalmente nelle cellule T della memoria: tale immunità può anche affrontare nuove varianti, secondo lo studio. “Questo studio migliora la comprensione della durata dell’immunità specifica per SARS-CoV-2 senza potenziamento, il che ha implicazioni per la progettazione di regimi e programmi di vaccinazione” si legge.
“I nostri dati suggeriscono che con la crescente comparsa di varianti, esiste l’urgente necessità di introdurre un vaccino efficace per potenziare l’anticorpo neutralizzante e le risposte complessive delle cellule T alle varianti SARS-CoV-2 appena emerse”, afferma lo studio. Il gruppo di ricerca era guidato da Wang Jianwei, vicepresidente dell’Accademia cinese delle scienze mediche e del Peking Union Medical College, e Cao Bin, vicepresidente dell’Ospedale dell’amicizia Cina-Giappone.