Il professor Giovanni Di Perri, responsabile Malattie Infettive dell’ospedale “Amedeo di Savoia” di Torino, è intervenuto presso lo studio televisivo di Nicola Porro, nel corso della trasmissione “Quarta Repubblica”, per fare il punto della situazione circa l’andamento della campagna vaccinale e fornire risposte precise ad alcuni quesiti. L’esperto ha asserito che “i vaccini funzionano meno in chi più ne ha bisogno. Quando vacciniamo i giovani, sollecitiamo un’azione collettiva che ha un minor impatto individuale, ma il rendimento di un siero sul giovane giova alla comunità. Secondo me i giovani verranno vaccinati soltanto nella fase emergenziale”.



A un certo punto, secondo Di Perri, le autorità sanitarie nazionali decideranno di lasciare il virus libero, esattamente come accade annualmente per quello influenzale, che miete circa 7-8mila morti a stagione. A Torino si sono palesati effetti collaterali connessi al vaccino anti-Covid fra i ragazzi, nel reparto del professore? “Personalmente ho visto una pericardite, risoltasi piuttosto favorevolmente e senza problemi. Tuttavia, ci sono stati anche effetti più gravi”.



IMMUNITÀ GUARITI COVID, DI PERRI: “CHI HA AVUTO L’INFEZIONE CORRE MENO RISCHI”

Nel prosieguo del programma targato Mediaset, Giovanni Di Perri ha riconosciuto che, quando è arrivato il vaccino, si sarebbe dovuto subito dire che ci sarebbero state reazioni avverse. Certo è che tale preparato ha creato uno schermo che ha ridotto di molto le conseguenze dell’infezione. In Italia sarà mai possibile arrivare a maturare la decisione della Danimarca, che ha eliminato le restrizioni anti-Covid? “Il Paese nordico ha scelto di agire in questi termini in corrispondenza di parametri che vedremo se saranno buoni o meno. Va detto, tuttavia, che la Danimarca è un Paese diverso da noi, molto omogeneo”.



Infine, una curiosità, che “chi pratica questa dottrina aveva già ampiamente previsto”. Quale? “L’immunità che dà la malattia è almeno buona quanto quella fornita dal vaccino, come testimonia uno studio arrivato da Israele. Di fatto, chi ha avuto l’infezione da Coronavirus corre un rischio minore di infettarsi rispetto a chi si è vaccinato con i sieri”.