Un importante studio sul covid è stato pubblicato negli scorsi giorni sull’autorevole rivista scientifica Lancet, quella considerata più prestigiosa al mondo, e si sofferma in particolare sull’immunità nei confronti del virus comparso per la prima volta in Europa tre anni fa. Secondo quanto si legge, chi ha contratto il covid 19 è protetto da una nuova infezione al pari di chi si è vaccinato. Nel dettaglio, prendendo in considerazione le persone che avevano contratto il virus non prima di dieci mesi, è emerso un rischio inferiore dell’88% di reinfezione ma anche ricovero e morte, rispetto a coloro che non avevano fatto il virus.



Stando a Lancet tale risultato permette di affermare con certezza che l’immunità naturale sia “almeno altrettanto durevole, se non di più” di due dosi di vaccini Pfizer o Moderna. A realizzare lo studio è stato l’Institute for Health Metrics and Evaluation con sede negli Stati Uniti, e finanziato dal filantropo Bill Gates, e si tratta attualmente del lavoro più completo in merito alla durata della protezione per le varie forme di immunità. Lancet sottolinea che tali risultati non devono comunque scoraggiare le persone dal fare la vaccinazione che rimane in ogni caso il modo più sicuro per ottenere l’immunità. Gli studiosi hanno preso in esame 65 studi di 19 diversi Paesi fino al settembre scorso, coprendo quindi anche la variante Omicron, ed è emerso che le persone con immunità naturale da una variante pre-Omicron hanno visto la protezione contro la reinfezione svanire più rapidamente dopo i primi ceppi di Omicron, scendendo al 36%.



LO STUDIO SULL’IMMUNITÀ NATURALE DA COVID DI LANCET: “COSA SUCCEDERA’ IN FUTURO…”

“I vaccini continuano a essere importanti per tutti al fine di proteggere le popolazioni ad alto rischio come quelle che hanno più di 60 anni e quelle con comorbidità”, le parole della coautrice dello studio Caroline Stein dell’Ihme.

Nello studio si volge anche lo sguardo a quello che accadrà in futuro: “A lungo termine, la maggior parte delle infezioni si verificherà in persone con una forte protezione contro malattie gravi a causa di precedenti infezioni, vaccinazioni o entrambe”, ha invece specificato Cheryl Cohen, epidemiologa presso l’Istituto nazionale per le malattie trasmissibili del Sudafrica. “Questi risultati suggeriscono che, analogamente ad altri coronavirus umani, potrebbe esserci un basso carico di ospedalizzazione stagionale”.