A quasi un anno dall’avvio della campagna vaccinale contro il Covid-19 arrivano ulteriori testimonianze circa l’utilità e l’importanza di sottoporsi alla somministrazione del siero.  Un nuovo studio di monitoraggio di un campione significativo della popolazione sanitaria ideato e realizzato dall’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) e finanziata dalla Fondazione Guido Venosta evidenzia infatti che chi si è vaccinato contro il Covid ha una minore probabilità di ammalarsi, e se succede, comunque la reinfezione ha una durata più breve.



Dallo studio condotto dall’IEO si sottolinea anche un dato molto importante: nei soggetti vaccinati l’immunità al virus è più forte e duratura rispetto a quella sviluppata naturalmente da chi contrae il virus. L’iniziativa, che ha visto oltre 2000 dipendenti e collaboratori dello IEO operativi negli ambiti sanitario, amministrativo e ricerca, sottoporsi a test molecolari per l’infezione da SARS-CoV-2 e a test sierologici, è ulteriore monito a ricorrere alla vaccinazione. “Mi auguro che i risultati di questo studio possano fugare i dubbi di chi ancora non crede nel buon funzionamento dei vaccini, e che i test sierologici vengano usati nell’ambito di campagne vaccinali mirate”, commenta Giuseppe Caprotti, Presidente della Fondazione Guido Venosta.



Immunità vaccino più forte di quella naturale: “Tasso infezione è a 1,5%”

Pier Giuseppe Pelicci, direttore della ricerca IEO e coordinatore dello studio, ha spiegato: “Abbiamo osservato che il livello di anticorpi circolanti anti-SARS-CoV2 è un indicatore attendibile del rischio di infezione; dunque i test sierologici potrebbero essere utili nella programmazione delle campagne vaccinali. La correlazione tra bassi livelli di anticorpi e aumentato rischio di infezione è stata ottenuta nella intera popolazione dei vaccinati e su dati retrospettivi. Non ha quindi ancora un valore predittivo nel singolo individuo. Potrebbe invece essere molto utile se applicata, per esempio, alle popolazioni di individui esposti ad alto rischio di infezioni o più fragili”.



Lo studio ha permesso anche di evidenziare dati importanti: “Abbiamo inoltre dimostrato che il vaccino funziona bene: il tasso di infezione nella popolazione studiata è passato dal 17,8% prima della vaccinazione all’ 1,5% dopo il vaccino. Inoltre, i vaccinati che contraggono il virus hanno limitata capacità di contagio perché la carica virale è molto bassa e dura pochi giorni. I nostri dati hanno potenziale rilevanza pratica- conclude Pelicci- in quanto i livelli di anticorpi circolanti possono contribuire a definire le tempistiche delle vaccinazioni successive in selezionate popolazioni”.