La sentenza di primo grado del processo per l’omicidio di Giulia Tramontano potrebbe arrivare entro la fine di novembre: la prossima udienza è prevista l’11 novembre, ma se non ci sarà tempo sufficiente per la camera di consiglio, il verdetto potrebbe slittare al 25 novembre. Lo ha fatto sapere il legale di Alessandro Impagnatiello, imputato e detenuto nel carcere di San Vittore, dove non è più sorvegliato a vista, quindi è insieme ad altri detenuti.



A tal proposito, segnaliamo le parole di Loredana Femiano, mamma della donna incinta di 7 mesi uccisa a coltellate nel maggio dell’anno scorso a Senago (Milano): su Instagram ha scritto che si aspetta “una pena esemplare” che faccia giustizia. In merito, invece, all’udienza odierna il legale dell’imputato ha fatto sapere che ci sono gli spazi per le attenuanti.



IMPAGNATIELLO, “NESSUN VIZIO DI MENTE”

In aula, comunque, sono intervenuti i periti Gabriele Rocca e Pietro Ciliberti, che erano stati incaricati dal tribunale di redigere la relazione sulla capacità di intendere e volere dell’imputato. Infatti, la perizia accerta che non c’è nessun vizio di mente, anzi evidenzia che Impagnatiello non prova sentimenti né di colpa né di rimorso, non prova pietà, alimentando la convinzione che abbia una “scarsa risonanza emotiva“. Uccidendo a coltellate la fidanzata incinta del loro figlia, l’ex barman ha espresso una “rabbia fredda“, di chi non è in grado di mantenere il controllo e convive con “un senso di sconfitta“, arrivando a uccidere.



LE PERIZIE DI CILIBERTI E ROCCA

Lo psichiatra forense Ciliberti parla di rabbie calde, che si sperimentano con intensità diverse nella vita, ma quella che ha portato al delitto è fredda, legata appunto al controllo e al senso di sconfitta di Impagnatiello. Per gli psichiatri, Impagnatiello equilibrio e baricentro morale sono compromessi. Segnalano anche che ha “tratti narcisistici e psicopatici” che però non sfociano in disturbi psichiatrici, bensì si caratterizza per la sua mania del controllo e la capacità di mentire.

Infatti, la sua narrazione non perde il senso della realtà e si mostra lucido prima e dopo l’omicidio di Giulia Tramontano. Il medico legale Rocca, in merito all’eventualità di una personalità disfunzionale, ha negato che sia il caso dell’imputato, ricordando che certe cose non possono farle solo persone disturbate, anzi questo “è un archetipo che va necessariamente superato“.