Si continua ad indagare su Alessandro Impagnatiello a seguito dell’omicidio della povera Giulia Tramontano, 29enne ammazzata al settimo mese di gravidanza con alcune coltellate. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire con esattezza il quadro, e secondo quanto si legge su TgCom24.it, la Procura di Milano avrebbe raccolto degli elementi che farebbero tornare d’attualità la pista della premeditazione.
In particolare la pm Alessia Menegazzo e l’aggiunta Letizia Mannella, avrebbero individuato una nuova ricerca web effettuata dal barman 30enne qualche giorno prima rispetto al delitto, e se la pista venisse confermata a quel punto scatterebbe l’aggravante. Fra le ricerche effettuate sul web da Impagnatiello anche “come inviare messaggi WhatsApp programmati” due giorni dopo l’omicidio: secondo gli investigatori il 30enne stava cercando di programmare da remoto le risposte ai suoi finti messaggi di disperazione che erano stati inviati a Giulia Tramontano dopo l’omicidio, per provare a depistare le indagini.
ALESSANDRO IMPAGNATIELLO, I NUOVI RILIEVI DEI CARABINIERI
Rilevante è inoltre quanto emerso da un teste, una versione che ovviamente deve essere confermata e che potrebbe raccontare tutto o niente: secondo il testimone, due giorni dopo l’omicidio di Giulia Tramontano, quindi il 29 maggio 2023, Alessandro Impagnatiello e la mamma sarebbero andati in un bar non troppo distante dal luogo in cui la notte fra il 31 maggio e l’1 giugno era stato rinvenuto il cadavere della futura mamma: i due, come si legge su TgCom24.it, condizionale d’obbligo, avrebbero richiesto informazioni circa la presenza di telecamere all’esterno del locale, dichiarazioni confermate dal gestore dello stesso locale sentito dalle indagini.
Difficile interpretare con certezza tale richiesta, e comunque non è da escludere anche in questo caso un tentativo di depistaggio da parte del 30enne barman, con la madre al suo fianco ignara di tutto. Ieri sono stati infine eseguiti nuovi rilievi da parte dei pm nella casa di Senago e sarebbero emerse altre contraddizioni rispetto alla versione fornita dall’omicida reo confesso.