PARLAMENTO AVVIA LA PROCEDURA DI IMPEACHMENT CONTRO MACRON (PRIMA VOLTA NELLA STORIA): LA PROPOSTA DEL NFP

Non si placa la tensione politica in Francia dopo la nomina del nuovo Premier Michel Barnier: da ieri il Parlamento (Assemblea Nazionale) ha approvato l’avvio della procedura per l’impeachment contro il Presidente Emmanuel Macron, su proposta del Nuovo Fronte Popolare di Mélenchon. Dopo averlo ribadito più volte nelle scorse settimane, a seguito della rottura delle trattative per la formazione del nuovo Governo di sinistra post-Legislative, la componente di sinistra interna al NFP che fa capo appunto al leader comunista passa all’attacco.



In termini fattuali, ieri l’ufficio di Presidenza dell’Assemblea Nazionale ha approvato con 12 voti contro 10 l’ammissibilità, e quindi l’avvio, della procedura di destituzione del Presidente della Repubblica, per la prima volta nella storia della politica francese: su continua insistenza del partito di Mélenchon – La France Insoumise (LFI) – all’interno del Nuovo Fronte Popolare, l’impeachment vedrà ora in poche settimane la discussione nella Commissione Legislativa dell’Assemblea Nazionale e con ogni probabilità anche un voto finale nel Parlamento stesso. La petizione avviata negli scorsi giorni e firmata da quasi 400mila francesi era molto netta sul considerare gli ultimi mesi di Governo Macron-Attal come sciagurati: dallo scioglimento dell’Assemblea alle Elezioni anticipate, dagli accordi post ballottaggio fino alla rottura dell’asse Eliseo-NFP sulla proposta del nuovo Premier, fino alla nascita del potenziale Governo Barnier (che ancora deve trovare la quadra oltre che i voti, ndr) dopo quasi 2 mesi di vuoto politico all’esecutivo.



E così Mélenchon nella petizione poi approvata anche dalla commissione in ufficio di Presidenza del Parlamento (a maggioranza sinistra, ndr) scrive che la gestione del potere da parte di Emmanuel Macron è una «deriva autoritaria senza precedenti», contravvenendo a tutte le regole della democrazia rappresentativa e del regime parlamentare. Come hanno fatto notare dalla destra in Francia, la sinistra LFI-NFP ha “dimenticato” di elencare nei presunti motivi di impeachment – e ovviamente non è un caso – l’accordo di desistenza fra candidati di sinistra e del centro macroniano dopo il primo turno vinto dal Rassemblement National alle Elezioni Legislative anticipate.



MÉLENCHON PUNTA ALLA DESTITUZIONE DI MACRON MA (PER ORA) NON PASSERÀ: GLI SCENARI SUL GOVERNO BARNIER

Al netto però delle diatribe politiche interne, un dato emerge su tutti: la Francia ha ora un premier, il neogollista Barnier, ma non ancora un Governo e soprattutto pende su Emmanuel Macron per la prima volta nella storia francese una procedura di impeachment. Secondo i principali analisti politici d’Oltralpe, la destituzione del Presidente non potrà mai passare in Assemblea Legislativa in quanto servono almeno due terzi dei deputati, ovvero 385 voti su 577 totali. Qualora anche passasse l’impeachment alla Camera, la risoluzione dovrà poi passare dal Senato dove invece i partiti della destra e dei centristi hanno maggioranza rispetto a Mélenchon.

La stessa Marine Le Pen (che ha votato contro la procedura), commentando la mossa del NFP, l’ha definita una «sinistra commedia per portare ordine e caos». Per il prossimo 21 settembre 2024 nuovamente Mélenchon invita la Francia in piazza per attaccare il Presidente della Repubblica definendolo autocrate e dittatoriale, invocando l’impeachment e contestando il fatto di essersi rifiutato di nominare Premier Lucie Castets, esponente del Nuovo Fronte Popolare, dopo le prime trattative sul Governo. In sintesi, più che creare problemi a Macron sul breve periodo, la mobilitazione della sinistra francese contro l’Eliseo potrebbe ritardare se non del tutto sabotare la nascita del nuovo Governo Barnier, già complessa di suo perché impone un minimo accordo di base almeno fino a giugno 2025 (prima di poter nuovamente risciogliere il Parlamento per legge, ndr) tra Rinascimento, Orizzonti, MoDem, Repubblicani e Rassemblement National. Jordan Bardella ha già spiegato che il Governo è destinato a cadere (ovvero a vedere l’RN votare la sfiducia contro Barnier) se verranno proseguite le politiche di Macron e Attal. Di contro, l’ala centrista vorrebbe escludere il più possibile la destra dalle decisioni e le riforme del prossimo esecutivo: un quadro tutt’altro che tranquillo insomma prepara la Francia ad uno degli autunni più caldi della storia recente. E per chi è un minimo avvezzo di politica d’Oltralpe sa che l’autunno francese è difficilmente per “cuori deboli”…