La Camera dei deputati ha approvato l’impeachment per l’ex Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump. È la seconda volta che succede in due anni: nella storia degli USA non era mai accaduto un fatto simile. A votare a favore sono stati 232 deputati tra cui 10 Repubblicani. Contrari in 197. Ora la palla passa al Senato, che dovrà tenere il processo a Trump e quindi votare sulla sua rimozione, che passerà solo se saranno favorevoli almeno i due terzi. Al momento il Senato è sospeso, tornerà a riunirsi il 19 gennaio, un giorno prima della scadenza del mandato di Trump. Si pensa che il leader repubblicano in Senato Mitch McConnell non voglia richiamare i senatori prima della fine del mandato di Trump. Secondo i giornali americani, la sua intenzione è di votare a favore dell’impeachment. Negli scorsi giorni ha infatti espresso la sua profonda indignazione per i fatti di Capitol Hill. Come lui, altri 10 o 20 repubblicani. CNN però sospetta che molti senatori repubblicani non voteranno per l’impeachment temendo per la propria incolumità. Lo scenario, quindi, è ancora aperto. (Agg. di Silvia Polvere)



NANCI PELOSY: “TRUMP PERICOLOSO, DEVE ANDARSENE”

Parole durissime quelle pronunciate alla Camera dei Rappresentati da Nancy Pelosi. “Il presidente degli Stati Uniti ha incitato questa insurrezione, questa ribellione armata, contro il nostro Paese. Deve andarsene. È un pericolo chiaro e presente per la Nazione che tutti amiamo” ha detto la speaker in apertura del dibattito. “Il presidente deve essere processato e condannato dal Senato, un rimedio costituzionale che garantirà che la Repubblica sarà al sicuro da questo uomo che era così determinato a demolire le cose che ci stanno a cuore e che ci tengono insieme”. 



L’appello della Pelosi si rivolge a Democratici e Repubblicani insieme: “Vi chiedo di interrogare la vostra coscienza e rispondere a queste domande: la guerra alla democrazia del Presidente è in linea con la Costituzione? Le sue parole sono state un crimine grave e un reato? Non abbiamo il dovere di giurare di fare tutto ciò che costituzionalmente possiamo per proteggere la nostra Nazione e la nostra democrazia dagli appetiti e dalle ambizioni di un uomo che ha dimostrato di essere una minaccia vitale per la libertà, il governo e lo Stato di diritto?”. (Agg. di Silvia Polvere)

MIKE PENCHE: “NON CI SARÀ 25* EMENDAMENTO”. MA I DEMOCRATICI NON SONO D’ACCORDO



Mike Pence lo ha detto chiaro e tondo, dopo l’incontro con il Presidente Donald Trump, non ci sarà alcun 25* emendamento invocato dalla Casa Bianca, «Non è nell’interesse del paese o in linea con la Costituzione»: così si legge nella lettera integrale inviata alla Speaker Nancy Pelosi proprio mentre in Aula si votava a favore della risoluzione che chiedesse a Pence il ricorso al codice della Costituzione per rimuovere Donald Trump. La risoluzione è stata approvata con 223 voti a favore e 205 contrari ma non ha nessun valore visto che Pence ha deciso di incorrere a quello strumento: «evitiamo azioni che dividerebbero e infiammerebbero ulteriormente la passione del momento» ha intimato il n.2 della Casa Bianca, non convincendo però i Democratici che si dicono convinti di proseguire sulla strada dell’impeachment.

Sono diversi i deputati Repubblicani disposti a “tradire” il loro ormai ex Presidente votando a favore dell’impeachment, ma è poi al Senato che si dovrà giocare la vera partita dato per scontato il passaggio dell’atto di accusa contro il Presidente: secondo il NYT il leader GOP al Senato, Mitch McConnell, sarebbe tentato dopo il colloquio con Joe Biden (e furioso con il Tycoon per l’assalto al Congresso, ndr) di propendere per l’impeachment e l’accelerazione dell’iter anche al Senato.

GLI SCENARI ALLA CAMERA USA

Sono ore convulse negli Stati Uniti non solo per l’imminente insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca (il prossimo 21 gennaio) e per gli strascichi dell’incredibile e pericoloso attacco al Congresso Usa: Donald Trump infatti nelle prossime ore potrebbe subire l’accusa di impeachment in Parlamento o, in alternativa, subire l’invocazione del 25° emendamento della Costituzione da parte del vicepresidente uscente Mike Pence.

In entrambi i casi significherebbe “destituzione” immediata del Presidente della Repubblica americana, atto più che mai anomalo e insolito dato che siamo a 9 giorni dal cambio della guardia alla Casa Bianca: ieri è stato formalmente presentato alla Camera Usa l’articolo di impeachment (letteralmente, «messa in stato di accusa di una carica pubblica per provocarne la destituzione») contro il Presidente americano per «aver incitato l’insurrezione» prima dei fatti di Capitol Hill della scorsa Epifania. L’atto di accusa – un singolo articolo di quattro pagine con firmatari i deputati Dem David Cicilline, Ted Lieu e Jamie Raskin – è pronto e secondo il piano enunciato dalla Speaker Nancy Pelosi potrebbe essere votato già nella giornata di domani, mercoledì 13 gennaio.

IMPEACHMENT O 25° EMENDAMENTO: COSA SUCCEDE?

«Deve lasciare l’incarico, punto e basta. Trump non dovrebbe essere già lì ancora come Presidente»: durissimo Joe Biden che si appresta a prenderne il posto dopo la vittoria alle scorse Elezioni Presidenziali Usa 2020. Le dichiarazioni di vittoria dopo il voto, il comizio del 6 gennaio prima dell’assalto di Capitol Hill, le “pressioni” sui dirigenti della Georgia: questi i punti sottolineati dall’atto di impeachment richiesto contro Trump e in votazione entro domani alla Camera. Il “piano” prevede nelle prossime ore la possibilità per il vicepresidente Mike Pence di presentare la richiesta di attivazione del 25° emendamento – che consente la destituzione del Presidente in caso di “incapacità” dello stesso -; in caso contrario, «come passo successivo, andremo avanti portando in aula il provvedimento di impeachment. La minaccia del presidente all’America è urgente, e quindi lo sarà anche la nostra azione», così ha spiegato la Pelosi. Ancor più dura l’ex rivale di Trump nel 2016, Hillary Clinton, in un editoriale sul WP: «Rimuovere Donald Trump è essenziale, penso serva l’impeachment… ma ciò non basterà a rimuovere dall’America il suprematismo bianco e l’estremismo».

E così la scelta ora rimane su Pence che avrà 24 ore di tempo per “invocare” il 25° emendamento (ipotesi assai remota, secondo i media americani) oppure vedere la “resa dei conti” al Congresso sull’impeachment. La risoluzione dei Dem ha già raccolto 218 firme, di fatto già la maggioranza dei 435 deputati: il vero processo però lo dovrebbe fare il Senato, che non si riunirà prima di lunedì prossimo, ovvero due giorni prima della fine della presidenza Trump. Servono i due terzi dei senatori e una possibilità importante è che possa avvenire come il 5 febbraio scorso quando il primo atto di impeachment venne respinto. Difficilmente 17 senatori Rep “passeranno” con i Dem e dunque il processo sull’impeachment potrebbe o arenarsi o essere rinviato di qualche mese, quando però Trump non sarà più presidente e la sola intenzione dei Democratici sarà quella di renderlo “interdetto a vita” ai pubblici uffici (ovvero, senza possibilità di ricandidarsi alla Casa Bianca tra 4 anni).