NEW YORK — Siamo arrivati a quello che è giusto definire a point of no political return, un punto di non ritorno politico. Come ci si aspettava, questa mattina il Comitato della House of Representatives, l’organo della Camera preposto all’amministrazione della Giustizia, ha reso pubblici gli “Articles of Incrimination”, i capi di imputazione contro il presidente Donald Trump.



Tradotto per chi si trovasse comprensibilmente un po’ confuso rispetto alla complessità di tutta questa operazione giudiziaria, possiamo dire che oggi abbiamo scollinato passando dalle parole ai fatti: il processo a Donald Trump, quel processo che potrebbe ultimamente estrometterlo dalla Casa Bianca, può ora ufficialmente avere inizio. Il presidente è impeached. Possiamo dire – sempre semplificando – che attraverso le udienze, gli interrogatori, le indagini svoltesi in questa prima fase sono emerse ragioni sufficienti per ritenerlo imputabile di “High crimes and misdemeanor”, formula tecnico-giuridica difficile da tradurre, ma che sostanzialmente significa “gravi reati e delitti”.



Per capirci, Trump è ancora lì a fare il presidente e probabilmente ci resterà fino alla scadenza del suo mandato, perché se i Democratici hanno i numeri per formalizzare l’impeachment (ciò che è appena avvenuto), ed anche per portare a casa il voto di condanna della House of Representatives (dove hanno una netta maggioranza), nessuno si può immaginare una rivolta anti-presidenziale da parte di un numero consistente di Repubblicani tale da spedire Trump alla gogna anche con il voto del Senato (dove la maggioranza è Repubblicana).

Trump è quindi ancora intento a ricoprire la più alta carica degli Stati Uniti, ma è anche vero che è solo il terzo presidente nella storia di questo paese a finire sotto impeachment. Suoi poco invidiabili predecessori, Andrew Johnson (1868) e Bill Clinton (1998). Insomma, per Donald non è esattamente la più memorabile delle sue imprese. Del resto questo punto di non ritorno sembra essere l’inevitabile traguardo della lacerazione politica e sociale che ha caratterizzato quella che senza dubbio possiamo definire come una delle presidenze più controverse di sempre.



Ma quali sono questi “gravi reati e delitti” di Trump, e contro chi sarebbero stati commessi?

Il tutto è racchiuso nei due “Articoli di Incriminazione” resi pubblici questa mattina. Anzitutto, “Abuse of Power”, abuso di potere, ed in secondo luogo “Obstruction of Congress”, ostruzione al Congresso.

Il Comitato della Giustizia della Camera ci dice che il Presidente ha doppiamente violato il suo giuramento di fedeltà al paese ed alla Costituzione. Trump – cosi recitano gli articoli di incriminazione – ha sia sollecitato l’interferenza del Governo ucraino nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti (“Abuse of Power”), sia ordinato a tutta una serie di rami esecutivi, agenzie ed uffici governativi e rispettivi funzionari di non osservare, di non rispettare quanto indicato nelle citazioni, le subpoenas inviate dai competenti organi nel tentativo di raccogliere prove e costruire un’adeguata istruttoria (“Obstruction of Congress”).

Come ho già detto, nulla di inaspettato. Ma se qualcuno in fondo in fondo pensava che i Democratici stessero scherzando, beh, adesso sa che non scherzavano affatto. Ne sono coscienti anche i Democratici. La leadership del partito, Nancy Pelosi in testa, ha esitato a lungo prima di lanciare questa battaglia legal-presidenziale. Per quanto possano raccontarcela come vogliono, non credo proprio che l’esitazione fosse dettata dal desiderio di risparmiare al paese ulteriori motivi di divisione. L’esitazione era dettata dal fatto che lanciato il sasso, prima o poi si sarebbe arrivati a questo punto di non ritorno.

Con la mossa di oggi i Democratici è come se scommettessero tutto alla roulette dell’impeachment. Come dire, o questo presidente lo facciamo fuori così, o ce lo ritroveremo candidato e ci castigherà anche per i prossimi quattro anni. Anche perché se i candidati messi in mostra dal partito Democratico sono tutto quello che hanno fatto vedere fino ad ora, contro Trump hanno poco da sperare.

A meno che Trump non venga fatto fuori prima. 

God Bless America!