I democratici ci riprovano. Dopo aver fallito, con il tentativo di impeachment nei confronti di Donald Trump aprendo il caso del Russiagate, adesso sembra abbiano trovato una carta più favorevole, come spiega in questa intervista il giornalista e scrittore americano Andrew Spannaus, fondatore di Transatlantico: “Nella telefonata tra il presidente americano e quello ucraino, Zelensky, come risulta dalla trascrizione autorizzata dalla stessa Casa Bianca, sembra davvero che Trump abbia abusato dei suoi poteri per chiedere a un capo di Stato straniero di intervenire a suo vantaggio politico. Il caso Russiagate era squisitamente politico, si trattava di accusare il presidente di aver aperto alla Russia di Putin. Ma l’impeachment è una strada delicata e complicata allo stesso tempo: difficile dire oggi se si otterrà il risultato sperato dai democratici”.
Secondo lei, ci sono le condizioni per aprire un impeachment? Trump ha davvero fatto pressione su Zelensky per far aprire un’indagine su Joe Biden e il figlio?
Il precedente tentativo di impeachment, il cosiddetto Russiagate, non ha funzionato. L’establishment voleva estromettere da subito Trump e il veicolo prescelto era appunto il Russiagate. Ma quella era una questione, politica, di contrarietà all’apertura alla Russia di Putin da parte di Trump, colto in alcuni errori mentre cercava di difendersi. Ma poi tutto il caso si è sgonfiato.
Questa volta invece?
Questa volta sembra che Trump abbia abusato del suo potere. Parlare con un presidente straniero chiedendo un’azione che lo aiuti politicamente sembra sicuramente più grave.
La stessa Casa Bianca ha diffuso il testo della telefonata incriminata. Non sembra esserci un riferimento diretto a uno sblocco degli aiuti economici all’Ucraina in cambio della riapertura di un’indagine su Biden padre e figlio, non crede?
Dalla trascrizione che è stata fornita dal Dipartimento della Giustizia sembra non ci siano le condizioni per incriminare Trump. C’è sì una violazione della legge e i democratici pensano questa volta di avere un’accusa più chiara.
Non pensa che questi tentativi di impeachment dimostrino come i democratici non abbiano la forza politica di battere Trump?
Nancy Pelosi ha evitato fino a oggi di mettersi sulla strada dell’impeachment, sapendo che la maggioranza degli americani lo giudicherebbe in chiave politica, cioè negativamente. L’impeachment è una strada delicata: negli anni di Clinton è stato visto come una persecuzione politica e anche questa volta potrebbe aprirsi una spaccatura analoga. Di fatto si rischia di aiutare Trump alle prossime elezioni presidenziali, mentre i democratici oggi non sono messi male a questo proposito. Ma c’è un altro fattore da considerare.
Ci dica.
In realtà, concentrarsi su questa indagine non fa molto bene a Joe Biden: parlare di come il figlio abbia ricevuto un compenso di 50mila dollari al mese come risultato del cambio di governo in Ucraina e il padre sia intervenuto in un caso che riguardava la stessa società dove lavorava il figlio, non gli fa certamente bene.
I democratici dovrebbero avere la maggioranza alla Camera per ottenere la messa in stato di accusa, ma non al Senato, dove a differenza del Russiagate non sembra che i repubblicani abbiano intenzione di sfiduciare Trump. È così?
Alla Camera serve una maggioranza semplice, al Senato servono i due terzi. Non sembra che i repubblicani abbiano intenzione di schierarsi contro Trump come nel caso Russiagate. A oggi le probabilità di condannare al Senato il presidente sono bassissime, ci vorrebbero decine di senatori repubblicani. Per quanto non sia amato dai politici repubblicani, Trump è molto popolare nella base, con oltre il 90%. E’ difficile pensare che i repubblicani votino per estrometterlo.
Quindi?
L’unica possibilità per loro è arrivare alla primavera dell’anno prossimo con Trump debole nei sondaggi, non in grado di vincere a novembre, allora ci potrebbe essere un tentativo di ripensamento da parte repubblicana. Ma la strada è ancora lunga.