C’erano una volta i tear-movie, i film strappalacrime, quando si diceva “tanto bello, tanto pianto”. Il filone fu inaugurato, esattamente cinquant’anni fa, da una pellicola diretta da Raimondo Del Balzo (regista e sceneggiatore scomparso nel ’95), “L’ultima neve di primavera”, presto dimenticata storia di un bambino immancabilmente sfortunato, e appunto di una copiosa nevicata pasquale. Questo cine-flashback per dire che la neve d’aprile non è esattamente una novità, certo nemmeno una consuetudine, ma nemmeno un fenomeno paranormale da addebitare ai cambiamenti climatici.



Oggi sembra che l’inverno sia tornato all’improvviso, in piena primavera, con un’ondata di maltempo che ha portato pioggia e ribasso delle temperature a valle e neve fresca in quota: ad esempio a Misurina, dove si sono registrati strati da 40 centimetri. Ma è nevicato un po’ ovunque, come a Madonna di Campiglio, dove la stagione si è appena chiusa con tanti sciatori ancora sulle piste.



Sportivi che non sono mancati fin dall’apertura degli impianti, tanto da far schizzare i contatori degli ingressi al record di sempre, due milioni nella skiarea di Campiglio, Pinzolo, Folgarida e Marilleva, il 15% in più sul 2022, ma anche il 5% in più sulla precedente stagione record, quella 2018-19. Merito della grande ripresa post-Covid e del ritorno degli stranieri da Oltralpe, ma anche di turisti di lungo raggio. Un’affluenza generalmente ben assorbita dagli impianti, tranne che in alcune giornate clou, quando gli ingressi sono arrivati a superare le 15 mila unità, causando affollamenti e ritardi, sulle piste ma anche agli accessi o nelle skiaree, in pratica un overskiers, l’equivalente dell’overtourism trasferito sulla neve. Così gli impiantisti, pensando già alla prossima stagione invernale, stanno ipotizzando un numero chiuso, cioè lo stop alla vendita di ticket a una soglia inferiore a quella stabilita per la saturazione.



Ovviamente, l’intento è cercare di evitare i fastidi dell’intruppamento, sulla neve come ovunque, quell’eccessiva promiscuità che genera ingorghi insopportabili, e che finisce col rovinare la vacanza. Ma il numero chiuso (sulla neve come ovunque) ha retrogusti parimenti antipatici, somiglia ai click-day dove la gente passa la notte insonne per assicurarsi lo scatto vincente all’alba, in questo caso un ingresso all’apertura degli impianti. Già così, la vacanza comincerebbe troppo presto e male, per di più lasciando tanti sciatori a bocca asciutta. È evidente che più che il numero chiuso occorre in fretta adottare il numero programmato, una soluzione che implica la comunicazione sia predittiva che in tempo reale delle situazioni.

Se un sito della destinazione informasse sulle previsioni di affluenza, basate sul dato storico, magari colorando le giornate con i famosi “bollini” verdi, rossi, neri, già contribuirebbe a formare un turista consapevole e a spuntargli così la tastiera per le sue eventuali recensioni immancabilmente negative, per un respingimento ai cancelli. Se poi le info venissero aggiornate in tempo reale, dando i numeri ingresso dopo ingresso, le condizioni delle piste (quanta e quale neve), le eventuali attività praticabili, gli eventi della destinazione, le alternative possibili, si farebbe un ulteriore passo avanti verso un turismo più sostenibile, coordinato, anche meglio condiviso e spalmato sul territorio.

Certo, si tratterebbe di un coordinamento nuovo, un mix di competenze pubbliche e private, un sistema di piattaforme open-data che in realtà sarebbe oggi di facile adozione, con un’operazione di destination management che dovrebbe essere l’abc di ogni sviluppo territoriale delle località a vocazione turistica. Con un occhio vigile sulla sostenibilità e l’innovazione.

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