Kafka ci avrebbe scritto un romanzo, sulla falsariga delle iperboli de “Il castello”, ed Escher avrebbe potuto disegnarci uno dei suoi disegni impossibili, dove l’omino che sale sulla scala a un certo punto si scopre che in realtà scende…. L’input attuale, molto più prosaicamente, è questo: come conciliare il via libera agli impianti di risalita con il protrarsi del divieto di spostamento tra regioni diverse? Perché la situazione è esattamente uno schizofrenico rompicapo, e cioè: dal 15 si potrà sciare, ma sempre dallo stesso giorno tutti sanno scatterà un nuovo Dpcm (probabilmente il primo a firma del nuovo Premier) o una semplice ordinanza del ministero della Salute che rinnoverà lo stato di emergenza e prorogherà almeno fino a marzo lo stop ai viaggi interregionali. E quindi chi potrà davvero andare a sciare? Solo i fortunati residenti in regioni con località montane attrezzate.
Ma questa platea, da sola, sarà sufficiente a coprire gli alti costi di riapertura degli impianti? E quale sarà la linea che gli impiantisti decideranno di adottare? “Non lo so ancora – ammette Valera Ghezzi, la presidente dell’Associazione nazionale degli esercenti funiviari, aderente a Confindustria -. Intanto aspettiamo di ottenere la certezza che la chiusura degli impianti non venga prorogata, fatto non scontato, anche se alcune Regioni hanno già fatto l’ordinanza relativa, prima ancora del via libera definitivo del ministero. Ovviamente, con i confini regionali ancora chiusi, apriranno bene Piemonte, Lombardia, Toscana e Veneto. In Trentino e Val d’Aosta invece ci saranno aperture ridotte, tarate sulle esigenze locali”.
Quindi, mentre va avanti a singhiozzo il primo mondiale a porte chiuse di Cortina, c’è il via libera dal 15 febbraio in Lombardia e Piemonte, dal 17 in Trentino, dal 18 in Val d’Aosta, sempre che tutti si resti in zona gialla, con portate ridotte nelle funivie, gli skipass a numero chiuso, l’obbligo di mascherine e distanziamenti, posti a sedere dimezzati nei rifugi e presenze giornaliere che non potranno superare il 30% della portata oraria complessiva di tutti gli impianti di risalita. Tutte limitazioni che stanno facendo prendere tempo a stazioni importanti quali Sestriere, in attesa di comprendere meglio la situazione, mentre quelle dell’Alto Adige restano bloccate dal lockdown totale deciso dalla Provincia autonoma.
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