Lavorare con precisione e cura il legno dà sempre soddisfazioni. E paga. Anche se la crisi ti costringe a cambiare quello che hai fatto per anni. È ciò che è successo a Sandro Saviane, il titolare della segheria creata da suo padre Sergio nel cuore dell’Alpago oltre 50 anni fa e che ora costruisce tetti, curandone anche la progettazione e la posa. La Sergio Saviane Industria legnami, infatti, è nata nel 1947 come impresa boschiva vera e propria. Negli anni ’60 l’affitto del primo capannone nella nascente zona industriale, con l’acquisto dei macchinari per segare i tronchi che arrivavano da Cansiglio. L’impresa ha poi dovuto convertirsi gradualmente, abbandonando la produzione di segati grezzi per imprese edili e magazzini, imboccando la via della produzione dapprima per carpenteria, falegnameria e imballaggi e ora anche di tetti. Oggi, Sandro è contento del suo lavoro e delle competenze sviluppate per poter costruire tetti con tutte le sicurezze del caso.



Ci racconti dei suoi primi passi nel mondo del legno.

Beh, innanzitutto, durante gli anni dei miei studi, in estate, andavo sempre in bosco insieme ai boscaioli. Facevo quello che nell’edilizia fa il manovale. Mio papà, infatti, mi diceva che per imparare il mestiere dovevo prima imparare da quello che facevano gli altri. Poi, terminata la scuola nel 1983 e finito il militare nel 1984, ho cominciato a uscire con i più esperti dell’azienda e ad andare nei cantieri. Dopo sono passato in ufficio, dietro la scrivania. Infine, quando è morto papà, nel ’90, ho preso in mano l’azienda dal punto di vista amministrativo, finanziario e commerciale.



Ed era da solo?

No. C’era anche mio fratello che seguiva i lavori boschivi. Anche se negli ultimi anni li abbiamo lasciati andare perché richiedevano notevole impegno in termini di attrezzature e macchinari. Abbiamo comunque mantenuto le certificazioni forestali e i patentini, perché qualcosa lo facciamo ancora, ma poco. L’impianto di segheria adesso è abbastanza fermo perché, soprattutto negli ultimi due anni, abbiamo iniziato ad acquistare tavolame dall’estero e da altre segherie della zona.

Su cosa avete deciso di puntare?

Attualmente facciamo quasi solo carpenteria: prevalentemente tetti in legno e altre strutture. Abbiamo adeguato i nostri programmi e abbiamo acquistato i software a controllo numerico necessari per convertire la produzione. Seguiamo tutte le fasi del progetto fino alla posa, fornendo oltre al tetto anche il materiale per l’isolamento, le guaine e tutto quello che serve. Per farlo ci avvaliamo della collaborazione di squadre esterne come i lattonieri o chi produce guaine.



Cosa vi ha spinto a compiere questo salto?

Siamo andati dove c’era maggiore valore aggiunto. E oggi a dare il valore aggiunto sono le lavorazioni e la tecnologia, non più il segato. D’altronde il legno è un materiale abbastanza povero. Io, per spiegarmi, faccio sempre un esempio.

Quale?

Se lei vede un tir carico in autostrada mediamente ci saranno caricati sopra circa 10 mila euro di prodotto. Se invece vede un tir completo, camion più rimorchio, carico di legno per imballaggio, ci saranno su al massimo 4 o 5 mila euro. Questo significa che per guadagnarci qualcosa bisogna fare i grandissimi numeri. Io invece, quando mando via un tetto per una casa di 200 mq, che ci sta su una motrice sola, mando via 15/20 mila euro a volta. Non so se rende il paragone.

Rende, rende.

Anche se, impostare un centro taglio ha un costo di investimento abbastanza sostenuto.

E cosa avete dovuto imparare a fare?

Lavorazioni particolari come l’impregnazione delle travi, la spazzolatura e la smussatura del legno che una volta non facevamo – purtroppo il prodotto grezzo che prima tutti offrivano oggi non ha più valore – e poi abbiamo dovuto sviluppare la competenza tecnica e tecnologica. Adesso abbiamo un ufficio che si occupa dei disegni e offre assistenza tecnica sia al progettista, sia al cliente. È questo che imposta il lavoro, coordinandosi prima con l’architetto o il progettista, per dare poi le indicazioni su come regolare le macchine al centro taglio.

 

Come avviene il coordinamento con il progettista?

 

Lui ci manda un disegno in AutoCAD. Noi abbiamo un software dedicato al legno che lavora in 3D con il quale verifichiamo la fattibilità del progetto. Ma attenzione! Non è che ci sostituiamo al progettista, anche perché le norme prevedono che sia lui il responsabile. Semplicemente ci limitiamo a controllare i calcoli statici e soprattutto quelli legati alla posa, dove invece siamo corresponsabili.

 

Ci vuole esperienza nel legno per saperlo fare.

 

Già. Ci sono professionisti che sono bravissimi con la muratura, ma che non sono così esperti con il legno. Il nostro contributo in questa fase è prezioso. E una certa professionalità ti consente anche di risolvere agevolmente i problemi che possono sorgere. Così che puoi prendere lavori anche a un prezzo superiore.

 

La qualità del lavoro paga…

 

Tutte le fasi devono essere curate, verificate, controllate nei minimi dettagli. Bisogna cercare di essere il più precisi possibile. E poi qualche volta bisogna anche saper spiegare alle persone che non hanno la cultura del legno come è fatto il legno. Ma un lavoro ben fatto paga sempre. Abbiamo appena acquisito un cliente nuovo che, soddisfatto di quanto abbiamo fatto per lui, ci ha già commissionato altri due lavori.

 

Le piace il suo lavoro?

 

È impegnativo, mi occupa quasi tutto il tempo. Ma dà anche soddisfazioni. Mi capita quando vedo un tetto e posso dire: “Quello l’abbiamo fatto noi”. Poi il mio è un lavoro che mette in contatto con varie persone, professionisti, e anche questo è bello. E infine lavoriamo un materiale che è bellissimo: il legno. Quindi va bene così.

 

(Matteo Rigamonti)