Il ministro Corrado Passera rilascia una dichiarazione che dovrebbe essere rassicurante: “Rimaniamo convinti che l’anno prossimo il nostro Paese possa superare la fase recessiva, di risalire quei due-due punti e mezzo per tornare non a un grande livello, alla crescita zero, ma rispetto all’andamento di quest’anno è un cambio di direzione forte”. Aggiunge sempre Passera: “In quest’anno abbiamo fatto tutte quelle riforme che il Paese aspettava da tempo, che rientrano nel grande progetto in cui consolidamento dei conti pubblici e rafforzamento del piano di sviluppo del Paese vanno insieme: austerità e sviluppo come due leve che vanno in maniera molto coordinata”. Quindi conclude: “Dobbiamo assicurare l’equilibrio dei conti pubblici, pena la perdita di credibilità acquisita, ma contemporaneamente dobbiamo avviare riforme per creare le condizioni per la crescita”. Anche Corrado Passera vede una luce in fondo al tunnel? Il quadro complessivo, economico, politico e sociale non sembra quello che, forse, spera il ministro dello Sviluppo. Non è, ad esempio, di questa opinione il professor Gustavo Piga, docente di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma: «C’è da dire che le stime che fanno i nostri governi sono veramente molto ottimistiche. C’è da pensare che le facciano e le dicano per tranquillizzare la gente che è ormai terrorizzata. Infatti, ormai molti cittadini europei non credono più a questa cura che è stata loro imposta e scendono in piazza, protestano. Sta avvenendo in Grecia, in Spagna e adesso anche in Portogallo. Sottolineo il Portogallo, perché sta diventando un esempio preciso. Per due anni i portoghesi hanno affrontato con grande civiltà la situazione, ora non ci credono più e, a mio avviso giustamente, si sono messi a protestare».
Lei non crede a una ripresa, o almeno a un 2013 leggermente migliore di quest’anno?
Se tutto va bene il 2012 si chiude con una perdita di Pil del 2,4%. Quindi è sperabile che il 2013 sia anche solo leggermente migliore, perché peggio di quest’anno non si può fare. Le stime però che fanno alcune grandi banche internazionali sull’andamento dell’economia per il 2013 non sono affatto buone e intanto noi abbiamo fatto una manovra che è ancora recessiva per circa sei miliardi di euro, uno 0,3% di Pil. A questo punto sarebbe necessario che dicessero a tutti quali sono i veri numeri di questa economia. Intanto noi ci troviamo in un contesto europeo dove si continua a battere il tasto dell’austerità e alla fine tutto si arrotola.
Lei non condivide questa politica di austerità?
Io la definisco la stupida austerità. È una linea che non riesce neppure a mettere a posto i conti pubblici. E noi continuiamo a rincorrere la questione dei conti pubblici nello stesso modo in cui Penelope tesseva la tela per poi disfarla. Qui sembra che non si capisca che con la ricerca di una stabilità dei conti pubblici, che non si riesce trovare, si finisce poi per creare instabilità sociale. Vedo che persino il Fondo monetario internazionale ha perso la pazienza ed è diventato nervoso.
Che cosa occorrerebbe in questo momento?
Bisogna trovare il modo di fare una politica di espansione economica. È inutile continuare a pensare in questo momento alle riforme, perché le riforme cambiano tutto e spaventano. Bisognava farle tempo fa, forse dieci anni fa. Ma allora nessuno lo diceva. Adesso, in questa fase recessiva, non si riescono a realizzare. La sostanza è che in questo momento per fare una politica di espansione o facciamo meno tasse o facciamo più spesa pubblica. L’economia ha bisogno di ossigeno, le imprese hanno bisogno di ossigeno. Non si potrebbe prendere almeno tutto quello che si prende di tasse in più e inserirle nell’economia?
Ci sarebbe bisogno a suo pare di un rilancio della domanda pubblica.
C’è un mare di domanda pubblica che potrebbe ridare ossigeno. Lo so che magari ci sarà il rischio di un 20% di corruzione, ma sacrifichiamo, per i vari Lusi e Fiorito di cui si continua a parlare e discutere, l’80% del Paese? Senza una politica di espansione non si va da nessuna parte.
(Gianluigi Da Rold)