Il “governo dei tecnici” di Mario Monti sta compiendo quasi un anno. Secondo i grandi giornali, le emittenti televisive e i sondaggisti “à la page”, il governo gode sempre di grande popolarità, se non in tutti i suoi ministri almeno nel suo insieme. Tutti concordano sulla ritrovata credibilità internazionale recuperata dall’Italia, soprattutto per merito del premier. Tuttavia c’è la sensazione che anche il “governo dei tecnici”, o almeno questo “governo dei tecnici”, abbia concluso il suo ciclo. È solo una sensazione, per carità, dovuta a qualche incrinatura nella stessa vasta e “strana maggioranza” che sorregge l’esecutivo. Non si parla in questo caso delle Parti sociali, dei sindacati e della Confindustria ad esempio, che attraverso il suo presidente, Giorgio Squinzi, spiega che nulla si è fatto per agevolare le imprese e per metterle in condizioni di superare questa fase terribile della crisi e della recessione. Questa volta il terreno di “discrepanza”, usiamo al momento questo termine, è squisitamente politico e lo ha introdotto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, dicendo che la legge di stabilità, con l’Iva che sale dell’1% (6,6 miliardi) e con l’Irpef che cala di un punto (4,5 miliardi) non va bene. Alla fine le famiglie italiane vanno sotto di altri duecento euro all’anno circa e la famosa “redistribuzione” va a farsi benedire. Francesco Boccia è tra i responsabili economici del Partito democratico. Condivide le perplessità di Bersani su questa manovra di stabilità. E spiega: «O si fa una operazione “choc” di redistribuzione, oppure è meglio annullare questa manovra, non usare le leve dell’Iva e dell’Irpef. Che cosa intendo per “operazione choc”? Si tratta di abbassare l’Irpef di due o tre punti, di introdurre una “patrimoniale” a tempo, magari per tre anni, se ne può discutere. Siamo soddisfatti dell’introduzione della Tobin Tax, che a nostro parere è una legge di civiltà, e ci vorrebbe anche una tassazione sui derivati».



Ma non sarebbe meglio abolirli i derivati?

Noi siamo stati soli nella battaglia contro i derivati non regolamentati, quelli che riempiono la pancia di molte banche, soprattutto americane, e che costituiscono una cifra spaventosa pari quasi a 9 volte il Pil del mondo. Siamo d’accordo con i derivati monitorati a cui si potrebbe applicare una tassazione dello 0,1%.



Scusi la digressione, onorevole Boccia, ritorniamo alla legge di stabilità.

Come dicevo è meglio annullarla, come sostiene Bersani. Perché non è affatto una manovra redistributiva, anzi comporta un altro sacrificio per i ceti più disagiati. Questa manovra, inoltre, non ce la chiede l’Europa e può essere fatta per tenere in ordine i conti con la metà delle risorse utilizzate. Questo è il nodo della discussione che ci sarà in Parlamento, tenendo presente anche che l’aumento dell’Iva segue l’indirizzo del precedente governo.

Questa divergenza tra il Pd e il governo, può mettere in discussione gli attuali equilibri politici?



No, non credo affatto. Ritengo che sia il premier Mario Monti, sia il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, siano pronti a discutere la questione e a tenere in considerazione le nostre perplessità.

Ma se il governo ponesse la fiducia?

Non credo proprio che cadrà in questo errore. Credo al contrario che ci sarà una discussione costruttiva e si troverà una soluzione. In Parlamento si vota anche e si vedrà quello che ne uscirà. Ma mi sento proprio di escludere che su questa manovra di stabilità il governo Monti si metta a chiedere la fiducia: sarebbe un errore grave.

 

Quale è il problema che ci troviamo di fronte adesso?

 

Siamo in recessione, questo è il problema di fondo. Bisogna guardare adesso a come affrontare il 2013, sapendo che la possibilità di una ripresa, o comunque di un ritorno a una crescita zero, avverrà all’inizio del 2014. Si tratta di capitalizzare quello che è stato fatto in questo anno, i risultati ottenuti, e nello steso tempo di non andare a toccare il tessuto sociale del Paese, non creare instabilità che vediamo in altre parti d’Europa. Tutto sommato, annullando questa manovra, si può lasciare al prossimo governo, quello che nascerà dopo le elezioni, il compito di un grande patto fiscale con i cittadini e di operare una grande operazione redistributiva.

 

Sembra quasi che lei pensi esaurito un ciclo del “governo dei tecnici”.

 

Credo che questo governo abbia concluso bene un anno e probabilmente ha concluso il suo ciclo. Io sono dell’opinione, e me ne assumo la responsabilità, di affermare che anticiperei le elezioni a gennaio o a febbraio per poter poi guardare i grandi problemi che si devono affrontare, con un’operazione di carattere storico.

 

C’è solo un’ultima domanda, onorevole Boccia. Che cosa ne pensa del giudizio negativo che Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha stilato in questi giorni contro l’azione del governo?

 

Squinzi vive le difficoltà quotidiane delle aziende e quindi non può che rispondere in questo modo. Posso comprendere anche quando penso ai crediti che le imprese vantano nei confronti dello Stato: dopo averne parlato nei mesi scorsi, non è stato fatto ancora nulla.

 

(Gianluigi Da Rold)