Le sue porte sono la sintesi perfetta delle solide radici brianzole e del design dei massimi architetti internazionali. A firmare i serramenti di “3 P 3 Più” sono stati nomi noti come Cini Boeri, Ferdinand Porsche, Antonio Citterio e presto anche Daniel Libeskind. L’azienda ha 85 showroom in Russia, che vanno da Mosca a Vladivostok passando per la Siberia, ed era presente a I Saloni WorldWide Moscow che si sono tenuti a inizio ottobre. Ilsussidiario.net ha intervistato Filippo Santambrogio, responsabile comunicazione e figlio dell’amministratore delegato Silvio Santambrogio.



Come è nata 3 P 3 Più e perché ha deciso di specializzarsi negli infissi d’arredamento?

L’azienda trae origine da una realtà imprenditoriale di fine Ottocento. E’ l’evoluzione di una falegnameria fondata dal mio bisnonno, rispetto a cui sono la quinta generazione, che lavorava il legno e arredava le case in modo completo. Dopo la Seconda guerra mondiale c’è stata una specializzazione nei vari settori di tutte le falegnamerie brianzole. La nostra scelta imprenditoriale è stata quella di inserirci in un settore che non era ancora esplorato, cioè quello delle porte in legno.



C’è stato un momento di svolta per la vostra azienda?

La nuova realtà nasce ufficialmente nel 1962. Il marchio “3 P” sta per “porte, pareti e pannelli”. Nel 1982, poiché erano necessari prodotti ancora più sofisticati dal punto di vista del design, dell’innovazione, della ricerca e dei materiali in modo che potessero andare all’estero, è stata quindi fondata 3 Più ovvero la linea di design. Quest’ultima è stata lanciata con il preciso scopo di fare qualcosa di più, e quindi si è resa necessaria la collaborazione con architetti e designer di fama internazionale.

Quali sono i nomi più prestigiosi che hanno collaborato con voi?



La prima porta 3 Più è stata la Rever, disegnata da Cini Boeri. Tra chi ha firmato i nostri prodotti ci sono stati anche Ferdinand Porsche di Porsche Design, con la Porta Convex, anche se il salto di qualità che ha permesso l’internazionalizzazione dell’azienda è avvenuto grazie alla collaborazione con Antonio Citterio, che ha inventato le Porte Planus e i sistemi scorrevoli Pavilion. L’azienda 3 P 3 Più è in grado di soddisfare qualsiasi esigenza del mercato di fascia alta o medio-alta, personalizzando ogni prodotto sulla base delle richieste della clientela.

Perché avete deciso di assumervi il rischio di investire sui grandi designer?

L’assunzione di un rischio sta alla base di qualsiasi realtà imprenditoriale. Noi eravamo convinti della necessità di distinguerci dalla massa, e da tante aziende che producevano porte molto simili tra loro. E’ ciò che poteva fare la differenza quando si andava all’estero, senza che il brand fosse precedentemente conosciuto in quel Paese. Per conquistare la fiducia del cliente, la migliore garanzia è il fatto che i nostri prodotti siano firmati da Cini Boeri, Antonio Citterio, Ferdinand Porsche, e dal 2012 anche dall’architetto Daniel Libeskind che realizzerà il nuovo World Trade Center di New York. Grazie a questi nomi è stato possibile entrare in mercati nuovi e partire subito in pole position rispetto ad altre aziende concorrenti.

 

Da quanto tempo siete in Russia?

 

Dai primi anni ’90. Abbiamo percepito la possibilità di un mercato importante in un territorio molto vasto, e nel corso degli anni siamo arrivati ad aprire 85 showroom che vanno da Mosca a Vladivostok, passando per la Siberia. Siamo quindi riusciti a coprire il territorio russo, anche se in modo graduale, e siamo molto soddisfatti per il risultato raggiunto.

 

Che cosa si aspetta un cliente russo quando acquista una porta italiana?

 

Un russo, come un qualsiasi cliente internazionale, quando acquista un prodotto italiano innanzitutto vuole la qualità, la certezza di avere un prodotto con un elevato tasso qualitativo, nella ricerca dei materiali, nei processi produttivi, nell’innovazione, nel design e nella ricerca. E’ solo grazie a queste caratteristiche che è possibile esportare. Quando i nostri showroom a Mosca, San Pietroburgo, Hong Kong, Pechino, Shangai, New Delhi e Mumbai esportano prodotti, lo fanno solo in virtù della nostra eccellenza.

 

Come sono cambiati i clienti russi dal 1990 a oggi?

 

Oggi la clientela russa ha più conoscenza del prodotto e delle particolarità tecniche e sta diventando più colta. Per quanto riguarda finiture e processi produttivi, per vendere non si possono assolutamente raccontare favole, ma bisogna mostrare cose concrete.

 

(Pietro Vernizzi)

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