Le case in legno, per offrire maggiore comfort e benessere, devono essere di qualità. E richiedono un certo livello di esperienza e competenza da parte di chi le progetta se vogliono consentire effettivamente il risparmio energetico che da esse ci si aspetta. Per conoscere meglio questo tipo di abitazioni, che rappresentano non soltanto un mercato in espansione ma anche un’opportunità per gli operatori della filiera legno, ilsussidiario.net ha intervistato Valerio Rao che, con il fratello, ha indirizzato parte dell’attività dell’azienda di famiglia, la Rao&Sartelli, su questa nuova tipologia di produzione. L’impresa ha sede a La Spezia e opera nel triangolo tra Genova, Firenze e Livorno.



Qual è il business della sua azienda?

Rao&Sartelli si muove parallelamente su due fronti, che sono vicini ma differenti. Tradizionalmente veniamo dal commercio di legnami – la ditta è stata fondata da mio papà Pietro e dal suo socio Piero Sartelli nel ‘69 – ma è dal 1993 in poi, quando siamo entrati anche io e mio fratello, che abbiamo cominciato a fare anche strutture in legno. Attualmente dunque l’azienda commercia tavolame per falegnamerie, allestitori navali, artigiani e anche imprese edili, seppur in minima parte, e produce strutture in legno come tetti, coperture, pergolati e pavimentazioni da esterno. E dal 2000, inoltre, ci siamo specializzati anche nell’edilizia a basso consumo energetico: le cosiddette case in legno.



Che legnami commerciate?

Tutti i tipi di tavolame per esterni: abete, larice, castagno, ma anche legni di importazione e persino esotici come iroko e teak. Tutti i legni che importiamo sono marchiati Fsc (Forest stewardship council), cioè sono legnami tagliati in foresta secondo criteri di gestione responsabile e sostenibile. Cosa che non sempre succede, soprattutto quando si tratta di legni esotici.

E la decisione di puntare sull’edilizia a cosa è dovuta?

È stato un passaggio fisiologico per tutti. Certo, abbiamo dovuto prepararlo adeguatamente e per questo abbiamo dato vita a un consorzio, Stile 21, per fare know-how e crescere insieme ad altri, oltre che per promuovere strategie di marketing e comunicazione.



Come avete vissuto questo cambiamento?

Quando c’è stato il boom dell’edilizia tra il 2000 e il 2010 molti operatori del legno sono andati a costruire in tutta Italia, aumentando il loro raggio d’azione al fine di incrementare il fatturato. Ma un conto è aprire dieci cantieri da 300 mila euro l’uno nel raggio di cinque km, un altro è aprirne uno da 3 milioni a cinquecento km di distanza. Bisogna sempre verificare la sostenibilità dei costi. Anche perché, trattandosi del legno, non bisogna dimenticare che si va a lavorare prevalentemente su piccole abitazioni. Noi abbiamo sempre mantenuto un raggio d’azione circoscritto. Non saremo cresciuti esponenzialmente come altri, però questo ci ha permesso di mantenere volumi e guadagni allineati agli anni precedenti senza crollare nei successivi.

Avete preferito seguire un cammino sicuro.

Abbiamo cercato di sviluppare la produzione a piccoli passi, e abbiamo sempre cercato di capitalizzare. Oggi possiamo dire di essere una piccola ditta (fatturiamo intorno ai 3,6 milioni e abbiamo 25 dipendenti) discretamente capitalizzata. E avere un buon capitale sociale dà fiducia alle banche e al cliente. Con il boom dell’edilizia, invece, sono nate molte piccole srl con capitale sociale di 10 mila euro che, dopo essersi impegnate per volumi intorno alle centinaia di migliaia di euro l’anno, sono andate in difficoltà per problemi di liquidità. A noi non è mancata la terra sotto i piedi. L’anno scorso siamo cresciuti del 10% e quest’anno siamo in linea con l’anno scorso.

 

L’edilizia sostenibile è un settore che ha futuro?

 

Per ora la crescita stimata dell’edilizia a basso consumo energetico è stimata nell’ordine del 200/300%, mentre l’edilizia tradizionale è in crisi.

 

Chi è che compra una casa in legno?

 

La casa in legno, fino a qualche anno fa, era vista solo come una casa a basso costo e certamente permette di risparmiare sul riscaldamento. Ma oggi la percezione è cambiata. L’acquirente tipo, a mio modo di vedere, è un cliente illuminato. È una persona che percepisce che l’edificio che sarà la sua “tana” per i prossimi 50 anni deve essere l’ambiente più salubre e confortevole possibile.

 

Ma a che prezzo?

 

Dipende dalle prestazioni che si vogliono ottenere. Se si desidera raggiungere standard minimi similari a quelli dei tradizionali appartamenti in muratura, i costi sono mediamente inferiori a quelli della muratura tradizionale. Poi dipende dalle zone dove si costruisce. Se invece si vuole raggiungere un certo livello di benessere e confort, prestazioni elevate insomma come quelle di una muratura da 70 cm, siamo più costosi di un 10/15%. Ma le prestazioni sono nettamente superiori: si possono raggiungere punte del 30, 40 e anche 50% di risparmio energetico.

 

Che tipi di case sono?

 

Di ogni tipo. Possono esserci ville così come case bifamiliari e palazzine.

 

Voi dove le costruite?

 

Operiamo nella zona che sta tra Genova, Livorno e Firenze. Ma se il gioco vale la candela possiamo muoverci anche fuori.

 

È un mercato competitivo?

Ogni mercato in momenti di crisi come questo è competitivo. È la legge della sopravvivenza. E il nostro lo sta diventando. Molto. Purtroppo però c’è chi pensa di poterci entrare anche senza le adeguate conoscenze. Il rischio è che si verifichi – e sta già accadendo – una corsa ad abbassare il prezzo di vendita e all’accaparramento dell’appalto. Noi non lo facciamo, perché crediamo che un buon edificio in legno che consenta il risparmio energetico è una struttura che non può andare al di sotto di un certo costo. Sarebbe a scapito della qualità.

 

Quali sono i benefici che provengono dall’abitare una casa in legno?

 

Maggiori comfort e benessere. Stiamo parlando di edifici che utilizzano materiali naturali, traspiranti e porosi che permettono di mantenere sia un livello di trasmissione dei rumori inferiore a quello delle case in muratura tradizionali – i suoni all’interno sembrano ovattati -, sia una minore umidità perché i diversi strati delle pareti consentono al vapore di fuoriuscire vero l’esterno.

 

Che materiali utilizzate?

 

Tavole di abete di provenienza austriaca ed europea per le strutture portanti e pannelli in precompensato da imballaggio che danno la portata all’edificio. All’interno si usa il cartongesso e all’esterno c’è un cappotto in fibra di legno, ma il rivestimento può essere come vuole il progettista, a seconda del profilo architettonico dell’edificio.

 

Godete di particolari incentivi?

 

In senso stretto no. Ma ci ha aiutato in questi anni il piano casa con le agevolazioni in volumetria se si rispettano certi parametri di risparmio energetico.

 

(Matteo Rigamonti)